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La composizione figurativa di Ari, in relazione all’epifania mariana di Ghiaie.
Nelle precedenti riflessioni abbiamo rivelato l’origine soprannaturale della Missione Sacerdotale di Candido, che in Seminario si forma, alla sequela della vita dei santi, in un continuo raffronto con la santità di Cristo Eucarestia, al Quale Candido tende con tutto se stesso, disponendosi al martirio,
perché le anime redente dal Sangue di Cristo, nella partecipazione al santo Sacrificio Eucaristico, siano infiammate dal Suo Amore ed elevate, come un solo corpo e un solo spirito, in una sola Chiesa, alla Comunione con Dio nella Gloria della SS Trinità.
E proprio questa tensione la si ritrova nella grande composizione figurativa che orna l’abside poligonale della chiesa di Ari, ideata da Candido come una sacra pedagogia offerta ai fedeli, affinché, partecipando al santo Sacrificio Eucaristico, rivivano le tappe della Redenzione e le loro anime siano elevate alla Comunione con Dio nella Gloria della SS Trinità.
A tal fine offriamo un primo itinerario di lettura della stessa composizione figurativa, realizzata (nel dipinto murale) da Maria Grazia Lazzarini (dal 1986 al 1988), sotto la guida di Candido, accennando, in conclusione, al legame con il ciclo epifanico di Ghiaie che ne rappresenta la sorgente.

(immagine dalla pagina facebook della parrocchia di Ari)
DALL’EUCARESTIA ALLA CHIESA
Entrando in chiesa, lo sguardo del fedele è attratto innanzitutto dal grande ostensorio nel quale viene esposto il Santissimo Sacramento, che irradia la chiesa stessa di Luce Divina e allo stesso tempo illumina il grande complesso figurativo a ricordare che dell’Eucarestia vive la Chiesa, la Quale nasce dall’Eucarestia.
Verità che il fedele può immediatamente afferrare salendo con lo sguardo, dall’ostensorio al grande Crocifisso in legno, collocato in una finestra aperta nella parete di fondo dell’abside, e poi, ancor più in alto, alla mandorla, nella quale è ben visibile l’immagine della Chiesa raffigurata come sede apostolica, “edificio di Dio“, tenuta in braccio da san Giuseppe nella figura del Vicario di Cristo, come indicano gli angeli posti al fianco: l’uno col bastone pastorale (a sinistra) e l’altro con la tiara (a destra).

Il fedele comprenderà allora, in tutta evidenza, il legame fra Eucarestia e Chiesa tramite il Crocifisso, che vedrà affiancato ai due lati da altri due angeli: uno con la corona di spine simbolo della regalità di Cristo e l’altro con la lancia che ha aperto il costato di Cristo, dal quale nasce appunto la Chiesa e ”il mirabile sacramento di tutta la Chiesa“.
Posto fra l’Eucarestia e la Chiesa, il Crocifisso ricorda al fedele l’istituzione dell’Eucarestia, da parte di Gesù, il Giovedì Santo nell’Ultima Cena, anticipazione del santo Sacrificio compiuto sul Golgota con la sua morte in Croce;
sacrificio perfetto che in ogni celebrazione eucaristica Gesù stesso attualizza, quale Sommo Sacerdote, attraverso i suoi ministri sacri, rinnovando il dono del suo Corpo e del Suo Sangue per la redenzione dell’umanità e la riconciliazione con il Padre, affinché, raccolta in una sola famiglia, in un’unica Chiesa, l’umanità partecipi alla vita del Cielo e all’eternità divina.
VIVERE L’INCARNAZIONE
Dopo aver compreso il legame fra l’Eucarestia e la Chiesa, il fedele può salire ulteriormente con lo sguardo alla sommità della composizione, dove, contemplando lo Spirito Santo che effonde i suoi raggi sulla stessa Chiesa, può comprendere che la celebrazione Eucaristica è opera della Santissima Trinità (raffigurata sulla volta dell’abside).

E in questa comprensione, ricordando l’invocazione dello Spirito Santo della Preghiera eucaristica pronunciata dal Sacerdote
(perché il pane e il vino diventino, per la potenza dello Spirito, il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché coloro che ricevono l’Eucarestia siano una sola cosa in Cristo),
lo stesso fedele può scendere con lo sguardo all’ostensorio e così rivivere nell’anima il grande Mistero dell’Incarnazione, ovvero la discesa del Verbo di Dio nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo,
e scoprire che l’Eucarestia si pone in continuità con l’Incarnazione.
Verità grazie alla quale, il fedele può ripercorrere unito a Maria, la via che dall’Incarnazione porta alla Crocifissione, e vedere la santa Vergine sotto la Croce, cogliendo in lei, non solo la dimensione sacrificale dell’Eucarestia, ma anche la partecipazione all’opera della Redenzione,
come mostra la parte mediana del complesso figurativo formata da due quadri ai lati del crocifisso (sulle pareti laterali alla parete centrale) in uno dei quali (a sinistra) la santa Vergine, collocata in un fondo notturno di tenebre, partecipa, sorretta da due angeli, alle sofferenze e alla morte del Figlio Crocifisso.

PARTECIPARE ALLA REDENZIONE
Contemplando questo quadro il fedele può avvicinarsi alla santa Vergine e vederla immersa nel fuoco tremendo della sofferenza del Figlio Redentore che brucia ed estingue tutti i peccati del mondo nel dolore più atroce e perdona tutti i peccatori riconsegnando al Padre, con il Suo Spirito, lo Spirito della Madre, lo stesso per opera del Quale si è incarnato in Lei e che L’ha unito a Lei per tutto il tempo passato sulla terra.
E riconoscere in lei la Corredentrice.

In questo stesso quadro, il fedele può vedere infatti, la Madre del Verbo di Dio, quale Sposa del Figlio stesso, soffrire nello stesso modo del Figlio, senza il minimo sollievo, deprivata di ogni prerogativa, nella più totale oscurità e umiliazione, povera oltre ogni limite, per dimostrare, in unità col Figlio, contrariamente ai progenitori, l’amore incondizionato e la totale obbedienza alla volontà del Padre, così che possa nascere, dal Figlio Crocifisso unito a lei nel dolore, la Chiesa.
E non sarà sorpreso, passando con lo sguardo all’altro quadro della parte mediana, nel vedere san Giovanni e santa Maria di Magdala, che pur partecipano alla Crocifissione, collocati, non nell’oscurità, ma già nella Luce della Resurrezione.

Nella coppia formata da san Giovanni e santa Maria di Magdala, il fedele potrà così contemplare, nella Luce, la Chiesa nata nell’oscurità dell’Ora santa del Golgota dall’unione sponsale della sublime coppia dell’Incarnazione, Cristo e Maria.
E potrà distinguere, nei due santi, l’espressione di due anime della Chiesa, unite fin dal Principio, come rivela quell’Ora santa.
- In san Giovanni, figura di Cristo, il fedele vedrà la Chiesa apostolica chiamata a rinnovare per mezzo dei ministri sacri, il santo Sacrificio Eucaristico;
- In santa Maddalena, figura della santa Vergine Maria, il fedele vedrà la Chiesa adorante chiamata alla corredenzione con l’offerta della vita in unione alla dolorosa passione di Gesù Crocifisso.
Questo quadro rimanda dunque alla Resurrezione del Signore, che il fedele può contemplare orientando lo sguardo alla fascia pittorica longitudinale sulla parete al lato destro dell’abside.

INNALZARE L’ANIMA ALLA RESURREZIONE
Nella figura in basso di questa fascia longitudinale, il fedele riconoscerà immediatamente uno dei due angeli in bianche vesti, che proprio santa Maddalena vede seduti, l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù, come racconta san Giovanni nel brano del suo vangelo dal titolo “Il giorno della Resurrezione”.
E ricorderà altresì l’apparizione, alla stessa Maria di Magdala, subito dopo la visione degli angeli, del Signore Risorto,
Che la sera di quello stesso giorno appare anche ai discepoli, ai quali mostra le mani e il fianco, dicendo: “pace a voi”, come rammenta la scritta al fianco dell’immagine di Cristo Risorto nella figura in alto della stessa fascia longitudinale.
Il fedele rammenterà allora, che il Signore Risorto:
dapprima ripete ai discepoli il saluto «Pace a voi!» dicendo loro: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi», con le stesse parole del Discorso nella Sinagoga di Cafarnao nel quale aveva preannunciato l’istituzione dell’Eucarestia affermando: «così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv. 6, 57);
e poi alita sui discepoli dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo», a formare come una prima Chiesa, prefigurazione della Chiesa che nascerà a Pentecoste quando lo stesso Signore, Risorto e Asceso al Cielo, donerà di nuovo lo Spirito Santo, Che scenderà, con Lui, su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo,
là dove Gesù, Giovedì santo, ha istituito il sacramento dell’Eucarestia offrendolo alla Chiesa perché completi, con Lui, l’Opera della Redenzione, da Lui compiuta, fino alla vittoria finale sul peccato;
tema escatologico che il fedele può vedere raffigurato nella fascia longitudinale dipinta sulla parte a sinistra dell’abside, in cui la santa Vergine è rappresentata nella figura della donna vestita di sole come descritta in Apocalisse (Ap.12, 1), ovvero come immagine della Chiesa trionfante.

CONTEMPLARE IL TRIONFO DI MARIA E DELLA CHIESA
“Vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle”, la santa Vergine distende le braccia del Divin Bambino in forma di croce, a mostrare che quel Bambino è l’Agnello di Dio concepito in lei per opera della Spirito Santo al fine di redimere l’umanità dal peccato con la morte sulla Croce,
simboleggiata dal sottostante tronco d’albero, indicato, dalla scritta, come albero di Jesse, nel quale è evidente il rimando all’albero della Croce (come molte rappresentazioni dell’albero di Iesse che lo mettono in correlazione con l’albero della Croce),
e dunque rappresentato come passaggio salvifico fra il peccato – raffigurato nella parte bassa della stessa fascia longitudinale con l’immagine del peccato originale commesso dalla coppia dei progenitori – e il trionfo della Chiesa rappresentato, nella parte alta, dalla coppia dell’Incarnazione.
Correlazione grazie alla quale il fedele può vedere che l’albero di jesse si trova sulla stessa linea dell’albero della Croce (al centro della composizione figurativa) e dell’albero della vita (nella fascia longitudinale opposta raffigurante la Resurrezione); e, più in alto, sulla stessa linea orizzontale, rispettivamente: il trionfo di Maria, della Chiesa, e di Cristo Risorto.
Capirà così che il trionfo della Chiesa è il trionfo stesso dell’Eucarestia.
E potrà tornare all’ostensorio per ripercorrere l’itinerario in ascesa che dall’Eucarestia conduce, attraverso il Crocifisso, alla Chiesa,
lungo il quale, superando la fascia orizzontale raffigurante, in un incrocio di rami spinosi, tenuti dagli angeli, la Via Crucis, comprenderà che il trionfo della Chiesa passa per la Via Crucis, che la Chiesa deve percorrere sulle orme di Cristo, per essere partecipe, con Cristo, della Gloria della Santissima Trinità, raffigurata in tutto il suo splendore sulla volta dell’abside.

NEL CUORE DELLA SANTISSIMA TRINITA’
Elevato a quell’altezza vertiginosa, nel cuore delle tre Divine Persone, il fedele potrà allora contemplare:
il Figlio Redentore in trono con la Croce e il Libro della vita, che Lui solo, radice di Davide, può aprire perché mediante la Croce ha vinto il peccato e la morte, e ha ricomprato l’umanità formando la Chiesa come popolo regale e sacerdotale (Ap. 5, 1-14);
il Padre Creatore in trono con il mondo uscito dalle sue mani e tornato a Lui redento dal Figlio per mezzo del suo Santo Sacrificio della Croce;
lo Spirito Santo settemplice Che procede dal Padre e dal Figlio, e dal quale sgorga la Grazia dei sacramenti affidati alla Chiesa,
in particolare “il sacramento per eccellenza fonte e apice della vita cristiana” che è l’Eucarestia
donato alla Chiesa affinché, alla luce del mistero pasquale, la Chiesa stessa riunisca l’umanità in un sol corpo e un solo spirito e si disponga al compimento delle nozze eterne con Cristo.
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Molti altri sono gli elementi figurativi che costellano la composizione. alcuni non chiaramente visibili nell’immagine offerta dalla parrocchia sulla pagina facebook
Uno di questi in particolare attira lo sguardo: la coppia di colombi bianchi in volo, nel quadro occupato da san Giovanni e santa Maddalena.

Apparentemente secondario, questo particolare elemento è molto importante perché in esso si disvela il significato del complesso figurativo della chiesa di Ari, ch’è in stretta correlazione col significato del ciclo epifanico di Ghiaie, del quale Candido è il principale testimone, essendo, l’epifania mariana di Ghiaie, la fonte del suo sacerdozio, come più volte egli stesso ha dichiarato.
Una coppia di colombi bianchi costituisce infatti il tema introduttivo, del ciclo epifanico di Ghiaie, che torna costantemente e si svela nel suo significato ultimo proprio nella stessa coppia di colombi bianchi .
Com’è noto a coloro che conoscono la storia dell’epifania mariana di Ghiaie, fin dalla seconda apparizione una coppia di colombi bianchi guida lo sguardo della piccola Adelaide verso un punto di Luce dorata acceso in alto nel cielo, che scende e si apre mostrando, in un fulgore accecante, la Sacra Famiglia, costituita da san Giuseppe e dalla coppia dell’Incarnazione, rappresentata da Gesù, il Verbo di Dio, e dalla Vergine Maria, la creatura purissima ricolma di Spirito Santo che ha donato al Verbo la sua carne, divenendone la mistica Sposa.
Grazie a questo rimando, il fedele potrà allora vedere nella coppia di colombi bianchi che volano, nella Luce, dietro la coppia costituita da san Giovanni e santa Maria Maddalena, la stessa coppia dell’Incarnazione, Gesù e Maria, e in essa riconoscere la figura di una Realtà Eterna colma d’Amore, chiamata fin dal Principio, a scendere nella storia dell’uomo, per ricomporre l’Ordine della Creazione spezzato dal peccato, e tracciare la via di unione fra due “mondi”, il legame fra le due “vite”: l’una in cielo e l’altra sulla terra, l’una nell’eternità e l’altra nel tempo, l’una nell’increato e l’altra nel creato, l’una nel finito e l’altra nell’infinito;
E potrà allora tornare con lo sguardo, un’altra volta ancora, all’ostensorio e vedere, questa Realtà Eterna colma d’Amore, presente e viva nel santo Sacramento dell’Eucarestia, dal Quale potrà risalire, un’altra volta, con lo sguardo, attraverso il Crocifisso, alla Chiesa, Che contemplerà, nella Gloria della Santissima Trinità, unita a Cristo in nozze eterne, alla partecipazione delle quali è chiamato egli stesso.
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Ps:il titolo di questa riflessione riprende il titolo della nota Lettera Enciclica del Santo Padre Giovanni Paolo II, quale riferimento teologico fondamentale per la comprensione del tema trattato.
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Gli angeli bambini.
Commentando la pagina del diario di Candido del 12 luglio 1956, abbiamo visto che egli manda il suo angelo custode dalla Madonna per saper come possa amarla più di quanto gli riesce di amarla, e che, in risposta alla sua richiesta, avrà una visione mentale della stessa Vergine.
Questa pagina del diario rivela la prossimità con gli angeli (e con le anime dei bimbi trapassati) vissuta, fin da bambino, da Candido, ch’è sempre rimasto ben consapevole del primato dell’uomo rispetto agli angeli nel Disegno di Dio, Che si è fatto uomo nel Figlio (il quale si è incarnato nel seno della sempre Vergine Maria per volontà del Padre e per opera dello Spirito Santo, affinché l’uomo, creato per essere immagine di Dio Trinità, si unisca, in Lui, eternamente a Dio).
Lo dimostra la seguente stupenda lirica (scaturita dall’anima poetica di Candido in un’adorazioni del Signore Eucarestia, come tante altre scritte nei suoi ultimi anni di vita che faremo conoscere) nella quale Dio Creatore, perdutamente innamorato dell’uomo, sogna d’incontrare la sua creatura nel tempo per vivere eternamente con lei.
O angeli che siete mai paragonati a questa carne viva ed esuberante? Bella come quella di Dio?
Dio ha messo più tempo e amore, si è giocato tutto se stesso per formare il visino, la piccola mano, il piedino, per farlo eretto, regale e indistruttibile. Voi angeli non sapete sorridere, questo piccolo esserino sa muovere con armonia le piccole labbra, affossare le guance, e far fiorire e ringiovanire persino Dio!
Sorridi al mondo piccolo figlio, è tutto tuo, è il dono di nozze dello sposo; fissa lo sguardo estasiato su di esso perché è la fotografia di tuo Padre!
Più bello e importante di te non c’è nessuno; ogni tanto canta l’inno che udisti proiettato dalle sfere celesti perché più dolce per me è la tua ugola d’oro, mi ricorderai il giorno che ti formai a mia immagine, e ti prometto che quando salirai quassù ti svelerò il giorno che uscisti nel tempo, tu pensato e voluto da me dai secoli eterni.
Cresci piccolo figlio, di tanto in tanto incontriamoci a mezza strada, è tanto bello raccontarci la nostra storia, riabbracciarci, e quando vorrai dimmi che vuoi stare per sempre con me, io accontenterò la tua preghiera, il tuo desiderio.
Questa lirica consente di capire perché il dipinto dell’abside di Ari sia costellato da una miriade di angeli, chiamati a partecipare all’anelito d’amore di Dio per l’uomo, e a scendere sulla terra per aiutare gli uomini a salire in Cielo per unirsi a Dio,
innanzitutto nella partecipazione al santo Sacrificio Eucaristico, perché insieme agli uomini elevino la lode a Dio, come esorta il Prefazio della santa Messa.
(E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli).
Gli angeli del dipinto sospingono dunque, il fedele, a elevare l’anima al Cielo nell’eterna lode al Signore, e a rivivere, adoranti, le tappe della Redenzione, perché possa giungere, in Cristo, grazie alla partecipazione al santo Sacrificio Eucaristico, all’unione con Dio Santa Trinità.
E a questo fine, gli angeli svolgono la funzione di guide, e maestri di spirito, affinché il fedele, in passaggi sapienziali sempre più elevati, intrecciando la propria storia con la Storia di Dio (la storia della Salvezza), possa innalzarsi all’Amore di Dio, secondo il desiderio di Dio, che dev’essere lo stesso desiderio dell’uomo, come nell’ultima frase della lirica
…è tanto bello raccontarci la nostra storia, riabbracciarci, e quando vorrai dimmi che vuoi stare per sempre con me, io accontenterò la tua preghiera, il tuo desiderio.
Molti sono gli angeli chiamati a svolgere questo compito.
Nel dipinto ne possiamo distinguere, collocati in piani successivi, diversi tipi (la gran parte femminili, secondo la tradizione del tardo medioevo che dava risalto alla donna nell’economia della salvezza, quale ponte fra l’uomo e Dio.
In particolare (per quanto è possibile in mancanza di immagini chiare) distinguiamo:
angeli-bambini collocati nella parte bassa
angeli-adulti con grandi ali posti nella parte mediana dedicata alla Crocifissione; e uno (col pastorale e le chiavi) a lato della mandorla
angeli-adolescenti a corredo della Via Crucis segnata da un intreccio continuo di rami spinati sopra il Crocifisso; e uno, con la tiara, al fianco della mandorla nella quale è raffigurata la Chiesa fra le braccia di san Giuseppe quale immagine del Vicario di Cristo;
angeli-putti posti all’estremità delle lingue di fuoco che escono dalla colomba dello Spirito Santo;
arcangeli all’estremità della volta, ai lati della santa Trinità.
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Iniziando a considerare gli angeli-bambini nella parte bassa del dipinto,
comprendiamo subito che sono rappresentati in questa condizione umana, perché, contemplandoli, l’anima del fedele ritrovi l’innocenza, la semplicità, la purezza dell’infanzia,
e in questo stato d’animo, possa riconoscere, in loro, la figura dei più puri testimoni del Cristo Innocente.
Un chiarissimo esempio viene offerto dall’angelo bambino che tiene fra le braccia un agnello.

In questo quadro l’agnello e il bambino sono uniti in una perfetta corrispondenza di significato: nell’agnello vediamo riflesso il bambino, e viceversa, nel bambino, l’agnello.
Perfetta corrispondenza, grazie alla quale,
se nell’agnello riconosciamo il Cristo quale Agnello Immolato, nel bambino riconosciamo il testimone dell’Agnello Immolato, e dunque, in lui, la moltitudine di martiri innocenti, testimoni del Cristo Innocente, Che assume in Sé, col suo santo Sacrificio, tutto il dolore innocente di ogni tempo e di ogni latitudine.
L’agnello in braccio all’angelo-bambino esorta perciò, il fedele, a ritrovare – oltre all’innocenza, la semplicità e la purezza – l’umiltà, la mitezza, la docilità di Cristo, Che ha scelto, fin dal Principio, di farsi Bambino e si è spogliato volontariamente della propria gloria fino ad immolarsi, quale agnello condotto al macello sulla Croce, per redimere l’umanità e unirsi in nozze eterne con lei.
Nell’agnello in braccio all’angelo-bambino il fedele potrà riconoscere l’Agnello Eucaristico, che quell’angelo bambino gli offre per condurlo lungo l’itinerario di Salvezza tracciato da Cristo,
e di conseguenza, nell’angelo-bambino che tiene in braccio l’Agnello Eucaristico, la figura dei martiri innocenti il cui sangue, versato sulla terra, si è unito al preziosissimo Sangue di Cristo, sul quale si erge l’albero della Croce, posto quale tramite fra la terra e il Cielo,
Consapevolezza, grazie alla quale, cibandosi dell’Agnello Eucaristico, il fedele comprenderà che la vita della Chiesa, e dunque dei figli di Dio, è nutrita dal Sangue di Cristo nel quale è fuso il sangue dei martiri, in particolare dei piccoli martiri innocenti, versato con Cristo per l’espiazione del peccato degli uomini.
Altri due angeli-bambini, raffigurati nel dipinto (immagini tratte dalla pagina di un rotocalco, non potendo attualmente ottenerle dal dipinto stesso) confermano questa verità:
l’angelo che porta un tralcio di vite e grappoli d’uva destinati alla torchiatura per diventare Sangue di Cristo

l’angelo che porta covone di frumento destinato alla macina per diventare Corpo di Cristo.

Questi due angeli ricorderanno, ancor più, al fedele, che nell’Eucarestia vive, unito al dolore di Cristo, il dolore di tutti i martiri innocenti di tutti i tempi.
Altri angeli-bambini testimoniano, nella parte bassa del dipinto, la partecipazione degli innocenti al dolore di Cristo, così che il fedele possa unirsi a loro, e meditare, con cuore contrito, la santa Passione del Signore, come:
l’angelo-bambino che abbraccia la colonna della flagellazione,

l’angelo che tiene la canna con la spugna imbevuta di aceto,

l’angelo che mostra il Volto santo impresso sul velo,

e all’offertorio, per partecipare al santo Sacrificio Eucaristico, il fedele porterà, con l’angelo bambino, il canestro d’uva e melograno, simboli del sangue del Signore versato per la Redenzione delle anime e le nozze dell’umanità con Dio nella Nuova ed Eterna Alleanza;

Infine, unito a Cristo Eucarestia, il fedele innalzerà, con l’angelo bambino, la fiaccola dello Spirito Santo segno della Luce del Risorto che, mediante il santo Sacrificio della Croce, ha vinto il peccato e la morte

Per la comprendere meglio questa riflessione ed entrare ancor più nella spiritualità di Candido si legga:
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Gli angeli sacerdoti.
Nella prima riflessione sul dipinto murale dell’abside della chiesa di Ari, abbiamo visto che il dipinto stesso riflette l’amore di Candido per Cristo Eucarestia, al Quale Candido Sacerdote tende con tutto se stesso, perché, nella partecipazione al santo Sacrificio Eucaristico, le anime dei fedeli imparino ad elevare l’anima alla Comunione con Dio nella Gloria della SS Trinità.
Nella seconda riflessione abbiamo poi rilevato, nel dipinto, la presenza di molti angeli, offerti al fedele perché comprenda le tappe dell’itinerario che conduce a Dio santa Trinità, e negli angeli-bambini che si susseguono nella parte bassa del dipinto, abbiamo riconosciuto la figura dei piccoli martiri, testimoni del Cristo Innocente, Che assume in Sé, col suo santo Sacrificio, tutto il loro dolore, unendo il loro sangue, al proprio preziosissimo Sangue,
scoprendo in questa parte bassa del dipinto, come la radice della Chiesa sia fondata sul sacrificio dei piccoli martiri che si è unito, sul Calvario, al santo Sacrificio di Cristo.
Consapevolezza, grazie alla quale il fedele può iniziare a comprendere:
- che la vita della Chiesa, e dunque la sua stessa vita, è nutrita dal Sangue Eucaristico di Cristo nel quale è fuso il sangue dei martiri, in particolare dei piccoli martiri.
- e che egli stesso, quale fedele cristiano, è chiamato, nella partecipazione al santo Sacrificio Eucaristico, ad essere vittima con Cristo, e formare così, in Cristo, unito ai piccoli fratelli martiri, un solo corpo e un solo spirito.
Verità ancor più evidente nella parte sovrastante a quella inferiore, dominata dal Crocifisso, su cui sono dipinti altri angeli, non bambini, ma adulti dalle grandi ali, figure, come vedremo, dei testimoni eletti dell’Agnello Immolato.
Sono sei angeli:
- Due posti accanto al Crocifisso: uno con la corona di spine e l’altro la lancia di Longino;
- altri due all’estremità della fascia pittorica: uno con l’iscrizione INRI e l’altro col calice del Sangue di Cristo;
- e altri due, nel quadro laterale sinistro guardando il Crocifisso, che sorreggono la santa Vergine Addolorata.
Questi sei angeli, nell’oggetto che portano e nella funzione che svolgono, raffigurano, come appare chiaramente, diversi momenti della Crocifissione descritti nei racconti evangelici, in particolare nel Vangelo di san Giovanni al capitolo 19, nel quale possiamo ritrovare la stretta correlazione di senso fra loro.
L’angelo con la corona di spine è correlato all’angelo con l’iscrizione INRI nei brani che ricordano: la corona di spine posta sulla testa di Cristo dai soldati, e l’iscrizione posta sulla croce decisa da Pilato.
- E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi (Gv. 19,2-3)
- Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei» (Gv. 19, 19)
L’angelo con la lancia di Longino è correlato all’angelo con il calice nei brani che ricordano: il colpo di lancia sferrato da Longino, e, di seguito, l’uscita di sangue e acqua dal costato di Cristo.
- ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia
- e subito ne uscì sangue e acqua
I due angeli che sorreggono la santa Vergine Addolorata li si ritrova al versetto 25 dello stesso capitolo.
- Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre e Maria di Magdala
Alla luce del racconto evangelico possiamo, di conseguenza, unire questi sei angeli nella seguente proposizione:
- L’angelo con la corona di spine, posta sulla testa di Cristo quale vittima condotta al sacrificio, ricorda – come mostra l’angelo con l’iscrizione INRI – la regalità di Cristo, Vittima perfetta e Sacerdote Re,
- Che ha offerto tutto se stesso morendo sulla Croce, perché dal suo costato squarciato da Longino, come mostra l’angelo che tiene la lancia, nascesse la Chiesa, e i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia (san Giovanni Crisostomo) simbolizzati dal sangue e acqua raccolti dall’angelo che mostra il calice;
- e così attuare l’Opera della Redenzione dell’umanità, per cui si è fatto uomo incarnandosi nel seno della della santa Vergine, che, sotto la Croce ha partecipato al Sacrificio del Figlio, sorretta dagli angeli preposti ad accompagnarla nel suo grande dolore.
Grazie a questa proposizione, possiamo allora, comprendere meglio la funzione di ciascuno di questi sei angeli.
L’angelo con la corona di spine rivela la regalità di Cristo Agnello condotto al macello, e dunque Vittima Purissima offerta in sacrificio per la Redenzione dell’uomo;

l’angelo con l’iscrizione INRI, conferma Cristo come Re e Sacerdote, che offre se stesso in remissione dei peccati del mondo;

l’angelo con la lancia di Longino, rivela Cristo quale unica e vera Sorgente della Chiesa, che nasce dal suo costato scaturendo dalla profondità del Suo Sacro Cuore;

l’angelo col calice rivela Cristo quale Fonte purissima del mirabile Sacramento del Battesimo e dell’Eucarestia;

i due angeli che sorreggono la Madre di Cristo, rivelano che la santa Vergine – nel seno della quale Cristo, Verbo di Dio, si è incarnato per opera dello Spirito Santo – è chiamata a partecipare, quale Corredentrice, al santo Sacrificio Redentore del Figlio Vittima Re e Sacerdote.

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A questo punto, dopo aver compreso la funzione di questi angeli e la correlazione fra loro, cerchiamo di scoprire chi rappresentano.
E a tal fine, innalzando lo sguardo dai due angeli collocati accanto al Crocifisso alla grande apertura a forma di “mandorla“, nella quale è raffigurato san Giuseppe che tiene in braccio la Chiesa,
subito intuiamo la relazione che lega:
gli angeli alla Chiesa,
tramite il Crocifisso,
che s’innalza dall’ostensorio con Cristo Eucaristico

In questi due angeli, posti a guardia del Crocifisso, vediamo i custodi della Verità del santo Sacrificio Eucaristico da cui sorge la Chiesa;
e poiché, come abbiamo visto, sono strettamente correlati agli altri due angeli all’estremità della fascia pittorica,
in tutti e quattro gli angeli della stessa fascia pittorica che ricorda la Crocifissione,
riconosciamo:
i testimoni eletti dell’Agnello Immolato, chiamati, per ordinazione divina, a rinnovare, in persona Christi, il santo Sacrificio dell’Altare.
Ovvero: i sacerdoti.
E di conseguenza, nei due angeli al fianco della santa Vergine Addolorata,
tutti coloro che partecipano al santo Sacrificio dell’Altare, uniti alla santa Vergine Addolorata, affinché possa nascere, in unità con Cristo, nella persona del sacerdote, la Chiesa, che eternamente sgorga dall’apertura del costato di Cristo,
(la cui forma possiamo ritrovare, come abbiamo rilevato e come vedremo nelle successive riflessioni, nella “mandorla” posta sopra il Crocifisso, nella quale è raffigurato san Giuseppe, che tiene in braccio la Chiesa, della quale è il custode).
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Gli angeli del dipinto ci ricordano infine, che al santo Sacrificio della Messa partecipa la Chiesa del Cielo, che si apre agli occhi del fedele, secondo la Parola di Dio, in un grande tempio e in un grande altare, sul quale, come scrive un grande teologo e mistico, “vi è una vittima e la vittima è Cristo, e la vittima sono tutti i cristiani”, chiamati a vivere, quali testimoni dell’Agnello Immolato, nella costanza della Fede dei santi, fino al compimento della Redenzione con il Trionfo di Cristo.
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Ricordando l’anelito pedagogico che informa il dipinto, offriamo un’altra stupenda lirica di Candido (ore 3 del mattino il 1-2-94)
Gesù,
giunto al meriggio infuocato del tuo giorno / ardesti d’amore per me, slacciasti la / Rossa tunica della tua pelle che ti asfissiava e ti / opprimeva l’anima e divenisti ardenza / di fuoco;
volevi uscire da quella coltre / di sangue e di peccato, e sentisti i ferrei / chiodi che come lancia acuminata ferirono il tuo / cuore,
esplodesti d’amore, rompesti la / zolla vecchia di millenni e moristi / d’amore perché per nascere alla nuova / vita c’era bisogno di fiamme di / fuoco sotterraneo e di sangue purpureo, / verginale che fluisse per dar vita / alla nuova creazione
e gridasti alla / storia dei secoli sterilizzati il vagito / del bimbo che stanco di lotta, sfiorato / dai secoli eterni nacque in nuova esplosione / di silenzio col respiro divenuto rantolo, / agonia, morte e vita:
è rinato l’uomo nuovo/ al mondo della croce amorosa rifatto specchio / e riflesso di una lotta impari che è divenuto / vita, vagito, tempo ed eternità insieme.
Mi cercasti, / mi desiderasti e feristi la / tua carne creatrice per seminare nella / ingrata terra il piccolo germe che da / quell’istante avrà il sapore dell’amore eterno.
Oh dolcissimo e luminoso connubio, l’Eterno / generò il tempo che mai più finirà da quel / meriggio l’uomo avrà i riflessi del sangue / e del riscatto sentirà in sé di essere / generato nel mistero con lo scalpello dell’Amore.
E lasciasti appesa all’albero che ti crocifisse / la tua pelle sanguinante e martoriata testimone / di un fuoco, di un amore, seme di vita / nuova, appena nata dalle spoglie doloranti di una / lotta generante che finirà nell’eternità.

*
Gli angeli militanti.
Nel percorso di lettura del dipinto murale dell’abside di Ari, abbiamo rintracciato un itinerario spirituale offerto ai fedeli, affinché, partecipando al santo Sacrificio dell’Altare, rivivendo le tappe della Redenzione, le loro anime siano elevate alla Comunione con Dio nella Gloria della SS Trinità;
e lungo questo itinerario abbiamo riconosciuto negli angeli collocati nelle diverse fasce orizzontali del dipinto, le figure dei testimoni dell’Agnello che hanno segnato la storia della Chiesa nata dal santo Sacrificio del Calvario.
In primis, negli angeli dipinti nella fascia inferiore abbiamo riconosciuto i piccoli martiri, rappresentanti dei martiri di tutti i tempi, il cui sangue, Cristo ha assunto nel proprio purissimo Sangue mediante il santo Sacrificio del Calvario, da cui è nata la Chiesa,
chiamata a rinnovare il santo Sacrificio d’Amore di Cristo per mezzo dei sacerdoti, testimoni eletti dell’Agnello Eucaristico, insieme ai fedeli cristiani uniti alla santa Vergine Addolorata, fino al compimento della Redenzione, con la definitiva sconfitta del peccato e le nozze fra Cristo e la Chiesa, ripercorrendo la Via della Croce tracciata dal Signore.
Verità ricordata al fedele affinché, giunto a questa tappa dell’itinerario, superando la fascia mediana dominata dalla Crocifissione, possa comprendere le figure della fascia superiore, connotata da un continuo intreccio di rami spinati, e da una successione di immagini racchiuse nell’intreccio di rami spinati.

Lo sguardo del fedele trascorre infatti,
- da Cristo che porta la Croce e cade sotto il peso della Croce stessa,

- all’incontro di Cristo con la Madre,

- alla donna che mostra il santo Volto di Cristo (la Veronica) e infine all’altra che tiene il suo Sangue custodito nell’anfora.

E nel passaggio da un’immagine all’altra, scoprirà senza problemi quale tema le accomuna, evidente nell’immagine di Maria che incontra il Divin Figlio sofferente sotto il peso della Croce.
- In lei, il fedele riconoscerà infatti, “la donna” (come l’ha chiamata Cristo a Cana e sotto la Croce),
figura della Chiesa, chiamata a seguire Cristo sulla Via del Calvario.
- e nelle successive due donne,
la figura della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato il proprio santo Volto e il proprio purissimo Sangue, affinché rinasca ogni giorno sempre più forte e bella nella celebrazione del santo Sacrificio Eucaristico, e, si prepari, nel travaglio del tempo ultimo, lungo la Via della Croce tracciata da Cristo, alla battaglia contro il peccato che si concluderà con le nozze eterne con Cristo, preparate da Cristo stesso, suo Sposo, fin dal Principio.
Dalle immagini chiuse nel continuo intreccio dei rami spinati, il fedele vedrà così trasparire un chiaro discorso escatologico, fortemente connotato dalla figura biblica della “donna“, che:
- in Eva è travolta dal serpente (come mostra il quadro del peccato originale in basso nella fascia longitudinale destra)

in Maria Madre di Cristo lo vince, unita al Divin Figlio Crocifisso quale Corredentrice (si veda il quadro dell’Addolorata nella fascia mediana)

e nella Chiesa Sposa di Cristo, lo annienta spezzando per sempre il suo dominio (si veda il quadro della donna vestita di sole nella parte alta fascia longitudinale destra)

E in tale contesto biblico, non gli sarà difficile capire la figura dirompente costituita dall’angelo che spezza e apre la catena spinosa e si mostra vittorioso (collocata proprio sopra i tondi raffiguranti Gesù che porta la Croce e Gesù che cade sotto il peso della Croce).

Quest’angelo ricorda al fedele una fondamentale Verità.
Ovvero, che la santa Passione e Morte del Signore ha riaperto la via dalla terra al cielo chiusa dal peccato originale, lungo la quale la Chiesa deve procedere, con Maria, seguendo Cristo, nel cammino di ritorno al Padre, fino alla ricomposizione dell’ordine originario, com’è stabilito, da sempre, nel disegno di Dio.
Ma non è ancora tutto.
Un’altra verità fondamentale viene ricordata al fedele da un altro angelo collocato nella parte opposta, sopra i tondi raffiguranti l’incontro di Cristo con la Madre e con la donna che mostra il suo Volto Santo

Questo angelo tiene il ramo spinato senza timore mostrando di possederlo, per far comprendere che la storia dell’uomo è nelle mani di Dio, e approderà, lungo la Via tracciata da Cristo, nella Luce della Santa Trinità, alla fine dei tempi, secondo i disegni stabiliti fin dal Principio.
Verità confermata dagli angeli seduti tranquillamente sopra il braccio della Croce che tengono il ramo spinoso sopra il corpo senza esserne feriti, pronti, anche loro, a spezzarlo.

In tutti questi angeli, annunciatori della grande Vittoria di Dio sul peccato e sulla morte, il fedele riconoscerà allora,
tutti i figli di Dio e della Chiesa, chiamati a combattere come “soldati di Cristo“,nella decisiva battaglia per il compimento del disegno di Dio, che si attuerà col Sacrificio supremo di tutti, fino alla Comunione di tutti nell’unico Amore di Dio;
e, grazie a questa consapevolezza, tornando ad osservare le immagini chiuse nell’intreccio dei rami spinati, comprenderà ancor meglio il grande compito affidato da Cristo alla “donna“, chiamata, nel travaglio del tempo ultimo, a concepire e far nascere una umanità nuova;
Ricorderà allora che
- alla “donna Maria figura della Chiesa, com’é rappresentata nella parte alta della fascia longitudinale a sinistra dell’abside, in cui appare com’é descritta in Apocalisse (Ap.12, 1),
si oppone un’altra donna descritta, anch’essa, nell’Apocalisse come città del peccato. Ovvero:
- “la donna seduta sopra una bestia scarlatta….ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù” (Ap. 17, 3-4), seduttrice e fomentatrice di tutti i peccati e di tutte le possibilità di peccare, che sarà sprofondata nell’abisso con tutte le “donne” che hanno cavalcato, con lei, la bestia.
Perché
- Dio interverrà,
- dal Cielo scenderà la Città Santa, la nuova Gerusalemme, la Sposa,
- e “non vi sarà più morte; né lutto, nè grida, né vi sarà più dolore, perché le cose di prima sono passate” (Ap. 21, 4).
*
Da ultimo occorre aggiungere che gli angeli raffigurati in questa fascia orizzontale del dipinto, annunciatori della vittoria di Cristo sul peccato, richiamano l’angelo del sepolcro collocato nella parte bassa della fascia longitudinale destra, apparso, insieme a un altro angelo, a Maria di Magdala secondo il racconto di san Giovanni al capitolo del suo vangelo intitolato: “Il giorno della Resurrezione“.

Questi angeli si rivolgeranno a Maria di Magdala chiamandola “donna“, come la chiamerà Gesù Risorto, Che le porrà la stessa domanda degli angeli: “Donna perché piangi?”, indicando anche in lei la Chiesa, chiamata a seguire il Calvario del suo Signore, e morire con Lui, per risorgere con Lui.
*
Gli angeli della Chiesa.
Nell’itinerario di ascesi compiuto lungo le fasce orizzontali del dipinto murale abbiamo incontrato diversi angeli nei quali abbiamo riconosciuto diversi testimoni dell’Agnello Eucaristico.
In particolare:
- negli angeli dipinti nella fascia inferiore abbiamo riconosciuto i piccoli martiri, rappresentanti dei martiri di tutti i tempi, il cui sangue, Cristo ha assunto nel proprio purissimo Sangue mediante il santo Sacrificio del Calvario, da cui è nata la Chiesa;
- negli angeli della fascia dedicata alla Crocifissione abbiamo riconosciuto i testimoni eletti dell’Agnello Eucaristico, ovvero i sacerdoti, chiamati a rinnovare il santo Sacrificio d’Amore di Cristo, insieme ai fedeli cristiani uniti alla santa Vergine Addolorata, fino al compimento della Redenzione, con la definitiva sconfitta del peccato e le nozze fra Cristo e la Chiesa;
- negli angeli che tengono e spezzano l’intreccio di rami spinosi fluenti nella fascia sovrastante la Crocifissione, abbiamo riconosciuto i figli di Dio, chiamati a combattere con Cristo lungo la Via della Croce, raffigurata dai rami spinosi,
nell’intreccio dei quali, come abbiamo visto, emerge l’immagine della Chiesa nella figura di “donna”, evidente nell’incontro di Cristo con la Madre Maria,
- nel cui seno verginale il Verbo di Dio si è incarnato,
- per morire sulla Croce e far nascere la Chiesa,
- alla quale – scendendo a Pentecoste col suo Spirito su Maria e gli apostoli – ha affidato la missione di condurre l’umanità alla Comunione con Dio Santa Trinità.
Verità importante da ricordare, perché costituisce il tema fondamentale del dipinto murale,
il cui centro è costituito, in tutta evidenza, dalla ”mandorla” nella quale il fedele vedrà con stupore:
- san Giuseppe con la Santa Sede di Roma fra le braccia (immagine della Chiesa-struttura gerarchico sacramentale che comunica la Grazia di Dio); raffigurato nelle sembianze di Cristo, quale Vicario di Cristo (come testimoniano i simboli del papato esibiti dai due angeli collocati al fianco della stessa “mandorla”: il pastorale, le chiavi, la tiara).

E proverà uno stupore ancor più grande,
- constatando dapprima che:
la “mandorla” è collocata al centro della Santa Trinità, ed è avvolta nell’arcobaleno – simbolo dell’alleanza di Dio con gli uomini – proprio come nell’Apocalisse, dove l’arcobaleno è raffigurato attorno al trono di Dio, davanti al quale si estende “un mare trasparente simile a cristallo” evidenziato, nella fascia biancastra del dipinto, nella parte bassa dell’arcobaleno,
- riconoscendo poi,
nella “mandorla“, la ferita aperta nel costato di Cristo da cui nasce la Chiesa, indicata come “la porta della vita” da sant’Agostino, e raffigurata nei motivi ornamentali dell’antica iconografia cristiana, che, negli archi congiunti, prodotti da due cerchi intersecantisi a formare la stessa “mandorla”, intendeva simboleggiare l’unità fra umanità e divinità, attuata con l‘Incarnazione del Verbo di Dio, sceso dal Cielo per farsi uomo e riunire, mediante il santo Sacrificio della Croce, l’umanità a Dio separati dal peccato originale.
*
Tutti questi elementi riempiranno di meraviglia il fedele, invitandolo a correlarli per comporli in un senso compiuto,
e a tal fine contemplerà con attenzione l’insieme del dipinto, nel quale, grazie alla posizione centrale della “mandorla”
scoprirà una grande verità.
Ovvero che:
- la Chiesa nata al Calvario dal sacro Costato di Cristo nel santo Sacrificio della Croce – e poi al Cenacolo con la discesa di Cristo col suo Spirito su Maria e gli apostoli perché rinnovi il santo Sacrificio del Calvario – è da sempre affidata dalla Santa Trinità a san Giuseppe quale ponte di Grazia fra la Chiesa peregrinante e la Chiesa trionfante,
E grazie a questa verità, continuando a focalizzare lo sguardo su san Giuseppe, collocato lungo la fascia longitudinale che sale dall’Ostensorio al Crocifisso, e dal Crocifisso alla Santa Trinità,

cercherà di capire quale relazione lega:
san Giuseppe che tiene fra le braccia la Chiesa e Cristo Crocifisso sorgente prima della Chiesa, chiamata a rinnovare, nella celebrazione dell’Eucarestia, il santo Sacrificio del Golgota, per condurre i fedeli all’Amore di Dio santa Trinità.
Compito assai arduo,
che inizierà ad affrontare ricordando l’eccelsa Missione affidata, dalla Santa Trinità, a san Giuseppe quale custode della santa Famiglia,
e, in questa memoria, tornerà alla sorgente della storia evangelica di san Giuseppe, portandosi col pensiero a Nazaret,
alla Santa Casa,
nella quale, al momento del desco, vedrà Giuseppe, capo famiglia, che prende il pane azzimo lo benedice, lo spezza e lo distribuisce; poi prende il calice di vino, lo benedice, lo beve e lo distribuisce,
riconoscendo nei gesti di Giuseppe e nelle sue parole, i gesti e le parole di Gesù ricordate nel brano evangelico che racconta l’istituzione dell’Eucarestia al Cenacolo: Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati.
Capirà così, che proprio in quel momento, al santo desco della santa Casa,
- nei sacri gesti di Giuseppe, Gesù, il Verbo di Dio, dona al Padre, misticamente, nello Spirito Santo, il suo Corpo e il suo Sangue, preparandosi a soffrire la santa Passione,
- iniziata con la Sua Incarnazione nel Seno dell’Immacolata Vergine Maria,
- e rivelata in seguito, apertamente, al Cenacolo, prefigurato nella Santa Casa, dove il Verbo di Dio Incarnato, celebra misticamente, nella persona di Giuseppe, la Santa Eucarestia, in unità con l’Immacolata Madre Maria, chiamata a partecipare all’Opera della Redenzione, per far nascere dal Divin Figlio Crocifisso la Chiesa.
Il fedele capirà così, che su quella santa Tavola, santo Altare della Santa Casa, quale Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, il Fanciullo Gesù, figlio di Dio e di Maria, si offre, nella persona di Giuseppe, al Padre Eterno, quale Vittima Purissima per la salvezza del mondo.
e potrà risalire, nella Luce del santo Sacrificio celebrato nella santa Casa, al momento eterno in cui, nel Cielo, viene rivelato, dalla Santissima Trinità, il disegno della Redenzione,
contemplando, in quel momento eterno:
- dapprima il Figlio di Dio Che riceve, dal Padre, Maria, e La chiama: “madre mia”, avendola scelta col Padre per divenire uomo nel Suo Seno purissimo ad opera dello Spirito Santo;
- e poi, vedere che lo stesso Figlio di Dio si rivolge a Giuseppe, presentatogli dal Padre, chiamandolo “padre mio”, poiché lo ha scelto, col Padre, fin dal Principio, onde farlo partecipe della stessa opera redentiva cui è chiamata l’Immacolata sua santa Madre Maria, per preparare il santo Sacrificio della Croce e far nascere la Chiesa,
- già “visibile” nelle Messe celebrate sul desco della santa Casa da Gesù nella persona di Giuseppe, al quale la Chiesa viene già affidata, come gli è affidata la santa Vergine Maria, quale suo castissimo sposo (come ad ogni sacerdote è affidata la Chiesa).
Non gli sarà perciò difficile:
vedere in san Giuseppe il “sommo Sacerdote, archetipo del Vescovo cristiano al quale è affidata la Sposa”, come scrive Joseph Ratzinger (Maria Chiesa nascente),
e finalmente capire perché san Giuseppe tiene la Chiesa fra le braccia, come fra le braccia a Nazareth teneva il Figlio di Dio e di Maria, per offrirlo al Padre, in unità col Figlio, in sacrificio di lode,
affinché, nella Chiesa, Che già vive nel Figlio di Dio e di Maria, fosse donato ai redenti chiamati a cibarsi del suo Corpo, alimento vivificante lungo la Via che conduce al Calvario.
Pertanto, in san Giuseppe, il fedele vedrà:
- non solo il Sommo Sacerdote,
- ma anche il Sommo Pastore, che riconduce i peccatori alla Chiesa sua Sposa, invitati a partecipare al santo Sacrificio Eucaristico, perché siano “una cosa sola” con Cristo ed elevati a Dio santa Trinità, Che il fedele vedrà raffigurata, come apice del percorso di ascesi Eucaristica, sulla volta dell’abside.
*
A questo punto, seguendo l’itinerario indicato nella prima riflessione, il fedele
- potrà scendere con lo sguardo dall’alto della volta su cui è raffigurata la Santa Trinità, alla “mandorla“,
e, contemplandolo Spirito Santo che effonde i suoi raggi sulla Chiesa nelle braccia di san Giuseppe, potrà comprendere ancor meglio (nell’invocazione dello Spirito Santo della Preghiera eucaristica pronunciata dal Sacerdote) che la celebrazione Eucaristica è opera della Santissima Trinità.
- Poi, dalla “mandorla”, scenderà al Crocifisso,
dal cui fianco squarciato nasce la Chiesa e con la Chiesa il Sacramento più grande donato dal Figlio di Dio Crocifisso,
- la cui Luce Divina vedrà irraggiare dall’Ostensorio,
e lungo questa discesa, il fedele potrà rivivere nell’anima il grande Mistero dell’Incarnazione,
ovvero la discesa del Verbo di Dio nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, scoprendo così che l’Eucarestia si pone in continuità con l’Incarnazione, e che, Cristo Eucarestia viene ad abitare anche in lui, come abita in Maria.
Verità grazie alla quale, potrà
- risalire, unito alla santa Vergine, sulla via che dall’Incarnazione porta alla Crocifissione,
- cogliendo in lei, Madre e Sposa del Verbo di Dio Crocifisso, la figura della Chiesa, che – nata dal sacro Costato di Cristo – viene affidata, in Lei, al discepolo prediletto san Giovanni – collocato, nel dipinto, accanto a santa Maria di Magdala, nella Luce della Resurrezione,

e così distinguere, nei due santi, come abbiamo detto,
l’espressione di due anime della Chiesa nata nell’oscurità dell’Ora santa del Golgota dall’unione sponsale della sublime coppia dell’Incarnazione, Cristo e Maria.
Ovvero:
- in san Giovanni, figura di Cristo, la Chiesa apostolica chiamata a rinnovare per mezzo dei ministri sacri, il santo Sacrificio Eucaristico, in continuità con Nazareth, il Cenacolo e il Calvario;
- in santa Maddalena, figura della santa Vergine Maria, la Chiesa adorante, chiamata alla corredenzione con l’offerta della vita, in continuità con Nazareth, il Cenacolo e il Calvario, per far nascere perennemente la Chiesa dal Sacro Costato di Cristo, colma dell’Amore del suo Sacro Cuore, per formare un solo corpo e un solo spirito, e vivere la vita della santa Trinità.
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Al termine di questo arduo itinerario, risalendo con lo sguardo, dal Crocifisso alla “mandorla“, nei due angeli affiancati ad essa, il fedele potrà riconoscere senza difficoltà, i custodi della Santa Sede quale edificio gerarchico sacramentale che comunica la Grazia di Dio,

e, in ciascuno di loro una testimonianza particolare:
- nell’angelo adolescente che tiene la tiara, riconoscerà i figli della Chiesa militante chiamati a combattere come “soldati di Cristo“, nella decisiva battaglia per l’instaurazione del Regno di Cristo, nel compimento del disegno di Dio santa Trinità;

- nell’angelo adulto che tiene il pastorale e le chiavi del Regno, riconoscerà i Vescovi rappresentanti il Vicario di Cristo nella guida del gregge e nel potere di aprire e chiudere, secondo la promessa di Gesù a Pietro: “A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli“.

Grazie alle quali parole fondative della Chiesa, contemplando un’ultima volta san Giuseppe con la Chiesa fra le braccia, come raffigurato nella “mandorla“,
il fedele comprenderà:
- che per tutti i figli della Chiesa, come per tutti gli apostoli, e anche per Giovanni al quale Cristo ha affidato la Madre, e Pietro sul quale Cristo ha fondato la sua Chiesa, san Giuseppe rappresenta il riferimento più elevato, e indispensabile per
- salire, nel cuore della Santa Trinità, all’Immacolata santa Vergine Maria, prototipo della Chiesa,
chiamata sempre a tornare a Nazaret,
dove vivere con l’Immacolata santa Vergine Maria l’Incarnazione, e con san Giuseppe la celebrazione dell’Eucarestia alla santa Tavola, per prepararsi, unita alla santa Vergine, a salire con Cristo il Calvario, e rinascere dal suo sacro Cuore trafitto.
*
Gli arcangeli.
La “mandorla” rappresenta, come abbiamo evidenziato, uno snodo fondamentale del dipinto murale.
Da essa infatti, grazie alla contemplazione di san Giuseppe con la Chiesa fra le braccia, il fedele può accedere alle Persone della santa Trinità,
i volti delle Quali si riflettono sul volto di san Giuseppe.
Più precisamente, sul volto di san Giuseppe, il fedele può riconoscere:
- il volto dello Spirito Santo, in quanto san Giuseppe è sposo dell’Immacolata Santa Vergine, sposa dello Spirito Santo;
- il volto del Padre, in quanto san Giuseppe è padre putativo del Verbo Dio fatto uomo,
- il volto del Figlio, in quanto san Giuseppe è figura di Cristo, sommo Sacerdote della Nuova ed Eterna Alleanza, Che ha donato il suo Corpo e il suo Sangue per SALVARE LE ANIME e CONDURLE, come sommo Pastore, ALL’AMORE DELLA SANTA TRINITÀ,
finalità in cui si riassume la MISSIONE AFFIDATA DALLA SANTA TRINITA’ ALLA CHIESA, riposta nelle braccia di san Giuseppe,
chiaramente visibile:
- nella “mandorla”
che simboleggia, appunto, L’UNITÀ FRA UMANITÀ E DIVINITÀ,
- e nell’arcobaleno che avvolge la “mandorla”,
simbolo dell’ALLEANZA DI DIO CON GLI UOMINI.
*
Grazie a san Giuseppe il fedele può dunque, contemplare il Mistero che unisce LA CHIESA ALLA SANTA TRINITA’,
al quale, Mistero, potrà accedere, riprendendo l’itinerario.
E a questo fine allargherà lo sguardo, dalla “mandorla” alle due figure collocate all’estremità della linea orizzontale che attraversa la stessa “mandorla”, già incontrate nelle precedenti tappe dell’itinerario.
Ovvero:
- Cristo Risorto apparso ai discepoli la sera del giorno della Resurrezione,
- Cristo Agnello Immolato con le braccia distese a forma di croce, sorrette dalla santa Vergine, rappresentata come la donna vestita di sole dell’Apocalisse.

nelle quali figure, il fedele riconoscerà rispettivamente:
- LA CHIESA DELLA TERRA – nella figura del Cristo Risorto, sceso con il suo Spirito su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo, là dove Cristo stesso aveva istituito il sacramento della Nuova ed Eterna Alleanza, l’Eucarestia, offerta alla Chiesa nata a Pentecoste per completare, con Lui, l’Opera della Redenzione e la RICONCILIAZIONE FRA L’UMANITÀ E DIO, da Lui compiuta sulla Croce.

- e LA CHIESA DEL CIELO – nella figura dell’Agnello Immolato con le braccia in forma di croce sorrette dalla santa Vergine, per ricordare che quel Bambino, concepito in lei per opera della Spirito Santo, si è offerto sulla Croce perché la Chiesa completi, con Lui, l’Opera della Redenzione e la RICONCILIAZIONE FRA L’UMANITÀ E DIO, da Lui compiuta sulla Croce, fino alla vittoria finale sul peccato.

passaggio fondamentale grazie al quale il fedele potrà:
- comprendere che, in Cristo Risorto e Asceso al Cielo, la Chiesa della terra è unita alla Chiesa del Cielo,
- e, nella consapevolezza dell’unità fra Cristo e la Chiesa, accedere finalmente al Mistero che, in Cristo, unisce la Chiesa alla santa Trinità, dipinta sulla volta dell’abside,
ai due lati della quale il fedele vede due arcangeli, Gabriele e Michele, collocati come due porte:
- a destra, Gabriele, come porta aperta,
- a sinistra, Michele, come porta chiusa, perché oltre essa non è possibile procedere.
Il fedele passerà allora, con lo sguardo,
- dalla figura della santa Vergine rappresentata come la donna vestita di sole che tiene l’Agnello di Dio con le braccia in forma di croce,
- all’arcangelo Gabriele con un giglio nelle mani, accompagnato da un angioletto che mostra inscrizione con l’“Annuncio” (Ave grazia plena) portato, dallo stesso arcangelo Gabriele, per conto della santa Trinità, all’Immacolata santa Vergine, a Nazaret, il giorno dell’Incarnazione.

E in quell’immagine, varcando la soglia del Mistero, ricorderà che la storia della Chiesa perennemente inizia dall’Incarnazione del Verbo nel seno dell’Immacolata santa Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo , in obbedienza al Padre, Che, per la Redenzione dell’umanità, ha offerto il Figlio sacrificato sulla Croce,
ben visibile in una mano del Cristo Risorto assiso in trono, posta come condizione per accedere a Lui, e allo stesso Mistero della santa Trinità.

Contemplando quella Croce, il fedele ricorderà che fin dal Principio, il Figlio l’ha accettata dal Padre, con Maria, per divenire uomo in lei ad opera dello Spirito Santo e offrirsi in olocausto, con lei, per ricondurre l’umanità al Padre, elevandola, alla vita trinitaria.
E comprenderà il legame fra la Croce e il Libro in grembo al Cristo,
- che solo Lui, Agnello Immolato, può aprire (Ap. 5, 5),
- e nel quale sono scritti i nomi di tutti i redenti, in primis i nomi di tutti i martiri, come i piccoli martiri innocenti raffigurati nella parte bassa del dipinto, che il fedele potrà, così, vedere riuniti attorno al trono di Cristo, partecipi della vita trinitaria, come Cristo stesso ha promesso nell’istituzione dell’Eucarestia all’Ultima Cena, nella preghiera al Padre, dicendo:
“Padre voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (GV 17, 24)

Il fedele potrà allora contemplare la figura del Padre Creatore in trono con il mondo uscito dalle sue mani tornato a Lui redento dal Figlio, e abitato da un’umanità unita nello Spirito d’Amore.

Che il fedele può contemplare al centro della volta, fra il Padre e il Figlio, nella figura della colomba,
dalla quale si dipartono sette fiamme d’Amore, di Sapienza e di Grazia, irradiate dagli angioletti posti all’estremità delle stesse fiamme, sulla Chiesa chiamata a riunire l’umanità in un sol corpo e un solo spirito perché sia elevata alla vita Trinitaria.
E verso la Chiesa, a questo punto, il fedele sarà spinto a scendere, un’altra volta, per comprenderla compiutamente alla luce del Mistero della santa Trinità nel quale ha potuto accedere.
Ma si arresterà, scorgendo la figura dell’arcangelo Michele sul lato destro della volta, al fianco del Padre, collocata, in quella posizione estrema, come ultimo e invalicabile passaggio.

E capirà perché l’arcangelo Michele costituisce l’ultimo passaggio invalicabile,
- ricordando
la vittoria di Michele sul drago che voleva rapire il Bambino della donna vestita di sole apparsa in cielo gridando per le doglie del parto (Ap. 11, 19 – 12, 18)
- e riconoscendo
in quel Bambino, l’Agnello Immolato nel santo sacrificio del Calvario, e nel grido della donna, la santa Vergine Addolorata, unita al Figlio Crocifisso nel parto della Chiesa, e di una umanità nuova.
Capirà che, vincendo il drago, l’arcangelo Michele ha chiuso la porta del Cielo al peccato, ormai del tutto estraneo all’umanità obbediente, costituita dai testimoni dell’Agnello, progenie della “donna”, figura di Maria e della Chiesa, in cammino, nel deserto, verso il Cielo, fino alla vittoria ultima di Cristo, con le nozze eterne di Cristo con la Chiesa.