la guarigione miracolosa di don Ettore

Innumerevoli sono le guarigioni miracolose ottenute da tanti malati al tempo delle apparizioni per intercessione della Regina della Famiglia apparsa ad Adelaide Roncalli.
Purtroppo, queste guarigioni sono ancora negate per non invalidare l’opera del medico che le ha esaminate: il dottor Ferdinando Cazzamalli; lo stesso che ha sottoposto Adelaide all’immonda visita completa nel convento di Gandino.
Per non ammettere lo scandalo, la Curia di Bergamo non ha mai preso in considerazione le guarigioni miracolose.
Motivo, ancora attuale, che impedisce di accertare le numerosissime altre guarigioni ottenute, da quel tempo fino al nostro, da tanti malati, al luogo delle apparizioni o pregando la Regina della Famiglia apparsa ad Adelaide Roncalli, testimoniate dagli ex voto che affollano la cappellina di Ghiaie; costantemente invalidate dalla reiterata opposizione dei Vescovi di Bergamo.
Fino all’attuale Mons. Beschi, che, per non affrontare l’opera distruttiva iniziata dal dottor Cazzamalli, le riduce a fatti naturali impedendo di capire come e perché la Luce accesa a Ghiaie agisca nelle esistenze particolari, e scoprire così, il fine e la Missione delle stesse apparizioni.
Ma la Divina Provvidenza, nonostante queste reiterate negazioni, ha continuato a offrire prove della veridicità delle apparizioni di Ghiaie, come la guarigione del sacerdote don Ettore Bonaldi, avvenuta all’Ospedale Policlinico di Milano nel 1966, grazie alle preghiere di Adelaide Roncalli (in quel tempo infermiera presso quell’Ospedale) e per intercessione della Regina della Famiglia apparsa a lei vent’anni prima.
E’ questo un grande miracolo; di certo il più significativo, perché, oltre a confermare la veridicità di tutte le guarigioni offerte a Ghiaie per Grazia di Dio e testimoniare la santità di Adelaide Roncalli, rischiara il progetto della Divina Provvidenza sul povero villaggio Ghiaie.
Lo si comprende dalla peculiarità che distingue questa guarigione dalle altre, evidente considerando com’è avvenuta.
Ovvero constatando che:
non don Ettore ha chiesto la guarigione, ma Adelaide l’ha domandata per lui.
La ragione di questa guarigione risiede dunque, nella scelta di Adelaide.
Ma per quale ragione Adelaide si è avvicinata al capezzale del prete per impetrare la sua guarigione?
E chi è don Ettore per lei?
Queste, le domande che ci condurranno alla scoperta del significato del miracolo scaturito dall’incontro, provvidenziale, fra Adelaide e don Ettore.
Per rispondere alle quali – prima ancora di raccontare il miracolo – occorre soffermarci, brevemente, sul momento estremo della vita di don Ettore, ovvero sulla sua morte, avvenuta 36 anni dopo la guarigione, il 24 luglio 2002.
Gravemente malato, ai primi di luglio don Ettore viene ricoverato nel reparto di chirurgia dell’Ospedale di Clusone.
Nei giorni successivi si aggravano le sue condizioni, e il 21 luglio perde conoscenza.
Quel giorno è assistito dal nipote Adalberto e dalla moglie, che hanno dato il cambio al fratello Italo, di don Ettore.
E’ domenica sera. Tutto è silenzio nella stanza, ma a un tratto, come uscendo da un sonno profondo, don Ettore inizia a salmodiare.
Stupiti, Adalberto e la moglie si mettono in ascolto, ma non capiscono le parole che lo zio pronuncia. E’ una lingua che non conoscono. Lo spirito di don Ettore sembra vivere come in un’altra dimensione.
In quel momento, accanto a loro, giunge un salesiano, don Camillo Giordani, amico di don Ettore.
Adalberto e la moglie chiedono subito a lui cosa accade allo zio.
La risposta li lascia allibiti:
«Canta Messa in Aramaico!»
E’ uno squarcio di luce abbagliante che conduce tutti i presenti in Terra Santa, dove don Ettore vive, con Cristo, le sue ultime ore e dove sceglie di morire, con Lui, per rivivere nella Sua Luce.
Come vedremo la morte di don Ettore e la Grazia ricevuta sono strettamente legati fra loro a illuminare il significato profondo delle apparizioni di Ghiaie e la Missione affidata dalla Madonna a Ghiaie per la Chiesa.
L’incontro provvidenziale
La guarigione miracolosa di don Ettore Bonaldi, finora raccontata come un evento prodigioso fine a se stesso, è stata come svilita. E la sua importanza sminuita.
Nessuno s’è chiesto per quale ragione Adelaide si è avvicinata al suo capezzale per impetrare la sua guarigione, e cosa rappresentasse don Ettore per lei. Perché non si è letto l’incontro fra don Ettore e Adelaide alla luce della Divina Provvidenza, che lo ha fatto scaturire.
L’incontro fra i due appare infatti, chiaramente predisposto dal Cielo per uno scopo molto importante.
Senza comprendere che questa è una storia luminosa guidata dalla Divina Provvidenza, e che l’arrivo di don Ettore in Ospedale era come atteso da Adelaide, perché sapeva che dal loro incontro sarebbe scaturita una grande Luce, inevitabilmente il racconto del miracolo scade in una vana testimonianza.
Per ricercare i fili nascosti sottesi a questa storia, occorre iniziare dallo stupore della dottoressa Pellò (medico del reparto Sacco, dell’ospedale Policlinico di Milano, in cui era stato ricoverato don Ettore) quando, al suo rientro in servizio, se lo ritrova seduto sul letto, senza febbre, in buone condizioni, dopo averlo lasciato, la notte prima, alla fine del turno, in coma profondo sicura di non vederlo più in vita.
Non solo lei, ma tutti in reparto sono increduli, nel vederlo improvvisamente guarito.
Medici, studenti, infermieri sono allibiti. Non trovano spiegazioni. E presto, si sparge la voce che don Ettore ha ricevuto la Grazia, in virtu’ delle preghiere della caposala del reparto, di nome Anna Maria (nome dietro il quale, si cela Adelaide, che quel nome lo ha adottato per non farsi riconoscere).
Senza tanti giri di parole, semplificando l’evento, in reparto tutti dicono: «l’Anna Maria ha fatto il miracolo!»
E lo dicono perché l’hanno vista quella caposala recitare il Rosario, tutte le sere, accanto al letto di don Ettore. Non solo. Tutti sanno anche, che un giorno di maggio, quella caposala ha portato don Ettore a Ghiaie col consenso dei medici. Chi è andato con lei, ha visto che lo ha fatto sedere dinanzi alla cappelletta, esortandolo a dire: «Se sei veramente apparsa, ascolta la mia preghiera», mettendosi poi in ginocchio, per terra, accanto a lui, per tutto il Rosario. Infine, non era mistero che quella caposala aveva messo al collo di don Ettore la propria medaglietta con l’immagine della Regina della Famiglia che le era apparsa a Ghiaie.
Inevitabile perciò, che, dopo la guarigione di don Ettore, quella caposala, tanto seria e rigorosa nel lavoro, desti una grande curiosità e molti desiderino sapere la sua storia, capire soprattutto come mai abbia scelto di fare l’infermiera e non la suora.
Ma lei, tanto riservata, non si svela.
Non solo perché sulla sua storia terribile è stato imposto un gran silenzio, ma anche perché sarebbe difficile da capire, tanto è terribile e paradossale.
Occorrerebbe infatti, conoscere il martirio sofferto da lei, quand’era ancora bambina, al tempo delle apparizioni, perpetrato da un prete Inquisitore che l’ha sottoposta a feroci violenze e vessazioni per impedirle di abbracciare la vocazione religiosa, come la Madonna le aveva detto, e diventare suora.
Sarebbe difficile credere a tanta violenza esercitata su una bambina, sol per questo motivo.
Ancor più, dopo aver scoperto, che proprio quel prete, persecutore, alla fine l’ha costretta, dopo averla piegata a confessare di non aver visto nulla, a rinunciare alla vocazione religiosa per diventare…infermiera.
Lo rivela lo stesso prete Inquisitore nel libro in cui racconta la sua Inquisizione, di cui riproduciamo un brano significativo a questo proposito, nel quale, lo stesso prete costringe Adelaide a negare di aver visto la Madonna e rassegnarsi a diventare infermiera e non più suora.
(L’Inquisitore è solo in una stanza del convento delle suore Orsoline)
Inquisitore: — Sei tremenda! Pochi giorni or sono, a Bergamo, mi dicevi: «Non ho visto la Madonna, però la prima volta, si, l’ho vista». Ora invece mi dici che non l’hai vista neppure la prima volta. Che cosa debbo pensare? si o no?
Adelaide: — No, non l’ho vista.
Inquisitore: — Anche allora, dunque, mi dicesti una bugia!? — Adelaide china la testa e piange in silenzio. — Capisco, capisco… Ma ora non ci pensare. Tu devi studiare di lena e fare almeno le 5 elementari… che? vorresti fare solo la terza? Se vuoi essere una contadina basta la terza, ma se vuoi diventare infermiera non basta. E poi devi imparare a essere buona, buona, come ti ho detto. Dunque siamo intesi: infermiera! –
(Il problema delle apparizioni di Ghiaie, SESA, 1945, pg. 227)
Naturale perciò che, alcuni anni più tardi, vedendo Adelaide infermiera, proprio come voleva lui – dopo averla cacciata a forza, alla fine del 1953 (col concorso della Curia di Bergamo e della Santa Sede) dal convento di Lavagna delle suore Sacramentine, dov’era stata accettata, quello stesso anno, come novizia – pensava proprio di aver debellato ogni resistenza e aver chiuso definitivamente il caso delle apparizioni.
Invece, 15 anni dopo lo raggiunge la notizia che Adelaide, diventata infermiera, ha ottenuto la Grazia per un prete malato di leucemia mieloide acuta.
E naturalmente lo afferra una grande rabbia.
Perché, se il miracolo venisse riconosciuto tutto il suo nefasto lavoro andrebbe a pezzi.
Quel miracolo costituirebbe infatti, la prova che Adelaide non ha mai mentito e che lui l’ha costretta a negare con la violenza. Confermerebbe altresì che Adelaide non è mai stata abbandonata dalla Madonna, e, pur costretta a rimanere fuori dal convento, diventando infermiera, come voleva lui, ha nobilitato tanto questa professione da ottenere la guarigione di un altro prete, offrendo le tremende sofferenze che le ha inflitto il prete Inquisitore.
Intreccio paradossale!
Che solo la Divina Provvidenza, capace di trasformare il male in bene, può disegnare.
Si rimane davvero meravigliati, nel pensare a don Ettore condotto dalla Divina Provvidenza al reparto Sacco del Policlinico dove Adelaide è infermiera, perché Adelaide lo riconosca, si pieghi in ginocchio al suo letto, e preghi per ottenere la sua guarigione. Ancor più, nel sapere che don Ettore al tempo delle apparizioni di Ghiaie si trovava a Betlemme come missionario salesiano, e proprio lì a Betlemme, proprio in quel tempo, grazie a un foglietto scritto a mano da un sacerdote francese, legge la storia della bambina Adelaide Roncalli alla quale è apparsa la Madonna. La stessa che ventidue anni dopo ritroverà accanto al suo letto d’Ospedale.
Tutto in questa storia di grande Grazia, fa capire, davvero, che l’incontro fra don Ettore e Adelaide era predisposto provvidenzialmente dal Cielo per uno scopo molto importante.
Don Ettore non è un prete qualunque, nel suo animo risplende la Luce di Betlemme, la stessa che Adelaide vedrà accendersi nel cielo ad Oriente dopo il passaggio dei due colombi bianchi.