«La morte è LUCE, non devo aspettare di morire per vedere la LUCE, io la vedo da quando ero bimba».
Il titolo di questo sito internet – LA LUCE DI GHIAIE – ricorda il momento in cui, il giorno 13 maggio 1944, Tempo di Pasqua, una Luce sfavillante scesa dall’Alto, provenendo da Oriente, investe Adelaide, e si apre dinnanzi ai suoi occhi per mostrarle il Mondo di Dio nelle persone della Santa Famiglia.
Questa LUCE scenderà dall’Alto in tutte le tredici apparizioni; e in questa LUCE la santa Vergine indicherà ad Adelaide la Missione Eucaristica che dovrà compiere quale testimone della Chiesa nel tempo della battaglia contro il peccato per il Trionfo di Cristo, di Maria e della Chiesa.
Questa LUCE ha accompagnato Adelaide lungo tutto il tempo del suo martirio
e in questa LUCE Adelaide è approdata, dopo la morte, per continuare, nella vera Chiesa di Cristo, la Missione Eucaristica affidatale dalla santa Vergine;
per intercessione della quale, a tutti coloro che la pregano, Adelaide dona la Grazia di questa LUCE.
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«E’ in Paradiso»

Questa fotografia è tratta dal volume “La fede della gente a Bonate” (e. 1988) di Ermenegilda Poli. Si trova a pg. 75. Sotto la foto si legge questo commento:
Nel convento di Gandino Adelaide riceve la visita della sorellina Palmina e della sorella Caterina. Accanto alla suora si vede la madrina Annunciata a sinistra, e la signora Fiorina Bonomi di Fiorano, la quale era andata a Gandino per chiedere alla veggente:
«Mio marito è in guerra, tornerà?».
La piccola rispose: «Sì è stato ferito ma tornerà»
Invece alla madrina Annunciata, alla domanda: «E mio fratello Angelo in Russia, è vivo o morto?»
Adelaide rispose: «Non piangerlo, è morto, ma è in Paradiso» “
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Appare del tutto evidente quanto sia importante questo breve racconto.
Ermenegilda Poli dimostra che Adelaide non solo sapeva che il marito della signora Fiorina era stato ferito e che sarebbe tornato, ma sapeva anche dove si trovava l’anima del fratello della madrina Annunciata morto in Russia.
Ma non si spinge oltre.
Ermenegilda Poli non cerca di capire perché Adelaide possa vedere a distanza, superando le barriere dello spazio e del tempo, e vedere anche oltre questa vita. Si ferma alla nuda cronaca limitandosi a raccontare il momento in cui, nel convento di Gandino Adelaide riceve la visita della signora Fiorina Bonomi di Fiorano e della madrina Annunciata.
Le risposte di Adelaide sono riportate come espressioni di un normale colloquio. E si rimane sconcertati dal silenzio dell’autrice del libro. Ma pensando al contesto storico in cui quel libro è stato scritto, la decisione della maestra di Cene di non riflettere sulle risposte di Adelaide risulta comprensibile.
In quel tempo infatti (1987) pesava ancora l’infame giudizio del Tribunale Ecclesiastico di Bergamo che, calpestando ogni specie di diritto, aveva avvalorato l’iniquo studio dell’Inquisitore di Adelaide, che l’aveva accusata d’essere una piccola strega ingannata dal “cupo genio del male”.
E poi, in quegli anni, ancora non si era compreso appieno il significato delle apparizioni di Ghiaie, in relazione alle quali soltanto, è possibile capire la ragione del grande dono concesso dal Cielo ad Adelaide (chiaramente evidenziato nel brano di Ermenegilda Poli) comprensibile soprattutto in relazione al rapporto di appartenenza stabilito dalla santa Vergine con la piccola Adelaide eletta a sua testimone.
A tal proposito occorre ricordare la dichiarazione pronunciata dalla santa Vergine, ad Adelaide, nella dodicesima, e penultima, apparizione.
Quel giorno, preparando il suo commiato, la santa Vergine dice ad Adelaide: «Cara bambina tu sei tutta mia».
Dichiarazione solenne, grazie alla quale la santa Vergine rivela ad Adelaide ch’è stata scelta dalla Divina Sapienza, e donata a lei, perché, facendosi suora Sacramentina come l’aveva esortata nella seconda apparizione, sarebbe diventata misticamente madre e sposa del Verbo di Dio, e dunque sua immagine quale Madre e Sposa del Verbo di Dio, testimoniando, nella sua persona, il Grande Mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio.
Il dono di Grazia concesso ad Adelaide può essere compreso soltanto collocandolo in stretta relazione a questa grande Missione affidatale dalla santa Vergine: divenire sua immagine come Madre e Sposa del Verbo di Dio.
Missione, che la stessa santa Vergine confermerà con due baci alla piccola Adelaide: – uno, Eucaristico, mandato dalle sue labbra con indice e pollice congiunti (nella undicesima apparizione) e l’altro poggiando le sue labbra sulla fronte della bimba (nella tredicesima apparizione) – grazie ai quali, mediante il dono dello Spirito Santo, la Santa Vergine unirà Adelaide totalmente a sé, cancellando anche per la piccola eletta i confini fra Cielo e terra, superati all’Annunciazione,
quando l’arcangelo Gabriele sceso dal Cielo si è presentato alla santa Vergine, e lei, con il suo Sì, ha accolto il Verbo di Dio, Che in lei si è incarnato per opera dello Spirito Santo, così che potesse donarLo sulla terra a tutti gli uomini per farli tornare all’Amore di Dio.
Le risposte date da Adelaide bambina nell’occasione ricordata da Ermenegilda Poli, si comprendono perciò:
- vedendo la santa Vergine costantemente accanto alla piccola eletta del Cielo,
- e considerando il dono ricevuto da Adelaide come un mezzo di Grazia offerto agli uomini – ancora separati da Luce di Dio a causa del peccato – perché si convertano e si riuniscano a Dio.
Torneremo ad affrontare questo tema riportando altri racconti a conferma che il dono di Grazia concesso dalla santa Vergine ad Adelaide, quale testimonianza della verità delle apparizioni, è rimasto in lei per tutta la vita, com’è rimasta sempre accanto a lei la santa Vergine.
Concludiamo dicendo che, come per la santa Vergine, il dono soprannaturale è stato vissuto da Adelaide in totale conformità con la vita quotidiana. Il mondo dei trapassati le è stato sempre famigliare come famigliare le è stato il mondo dei vivi; così come le cose normali sono rimaste per lei, sempre sullo stesso piano delle cose straordinarie, perché tutto Adelaide ha finalizzato al servizio del Signore e all’obbedienza alla volontà di Dio.
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