Un itinerario di comprensione del ciclo epifanico di Ghiaie.
1. NELLA PRIMA APPARIZIONE LA MADONNA SI MOSTRA COME LA MADRE DEL VERBO, PORTA D’INGRESSO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA.
L’unico titolo con il quale, nelle apparizioni di Ghiaie, la Sempre Vergine Maria si presenta, lo pronuncia il 13 maggio, nella prima apparizione, all’inizio del ciclo epifanico, quando, invitando Adelaide a non fuggire, le dice: SONO LA MADONNA.
Con questo titolo la Sempre Vergine Maria si fa riconoscere dalla bimba prediletta, che, in quei giorni, come si sa, frequentava il catechismo in preparazione della Prima Comunione, e che, per questo, di certo, dopo aver sentito quell’affermazione, avrà capito che, dicendo di essere la Madonna, quella bella Signora col Bambino in braccio si presentava come LA MADRE DI GESU’.
Ovviamente, LA MADONNA non parlava solo ad Adelaide, ma, attraverso lei, anche ai fedeli, e soprattutto ai sacerdoti incaricati di studiare, esaminare e comprendere il carattere soprannaturale delle stesse apparizioni.
Cosa intendeva dunque far capire, la Sempre Vergine Maria, presentandosi, in quel piccolo villaggio sperduto, a Pasqua, nel tempo di guerra, come: LA MADONNA?
Per comprenderlo, torniamo al 13 maggio 1944, giorno in cui tutto inizia.
E’ sera, e il sole sta per tramontare. Con le sue piccole amiche, Adelaide si precipita nel prato del villaggio, spingendo la sua carriola, a coglier fiori per l’altarino del casolare. Corre, con loro, alla ricerca di quelli più belli da mettere nella carriola. Ma, a un tratto, si ferma, dinnanzi a un magnifico fiore di sambuco cresciuto troppo in alto; che non può cogliere, e continua ad ammirare come volesse rubarne la bellezza; finché, all’improvviso, due colombi bianchi, in volo sopra il sambuco, attirano il suo sguardo e lo conducono sempre più in alto nel cielo, a un punto di luce dorata, che lentamente scende verso di lei, e la raggiunge, aprendosi in tre cerchi splendenti dentro i quali appaiono tre figure imponenti dall’aspetto regale. La visione è insostenibile. L’emozione, fortissima. La sua vista non regge quel fulgore violento, ed è costretta ad abbassare lo sguardo, e a coprirsi gli occhi con un braccio, pronta a correre via. Ma una voce delicata e soave come una carezza l’avvolge con dolcezza e la ferma. «Non scappare» le dice teneramente. E, per rassicurarla, aggiunge: «SONO LA MADONNA!».
A questo punto, dopo aver ricordato il racconto di Adelaide, contempliamo ad una ad una le tre persone, apparse dinnanzi ai suoi occhi, ovvero: una bella signora con un bambino in braccio, che ha detto di essere la Madonna, e un giovane con un bastone fiorito nelle mani.

Nella bella Signora vestita di bianco – come bianco è il rosario al braccio e bianche le rose ai Suoi piedi – che si presenta come la Madonna, vediamo l’Immacolata Sempre Vergine Maria, Che in obbedienza alla volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo, ha ricevuto nel Suo Seno, il Verbo di Dio, raffigurato dal Bambino nelle sue braccia. Per questo il velo che la ricopre è azzurro, come il Cielo Che l’ha rivestita per abitare in Lei.
Nel Bambino in braccio a Lei, vediamo Gesù, il Verbo di Dio, riconoscibile: sia dagli occhi azzurri come il Cielo da Cui è sceso, che dal Suo vestito rosa, colore della carne assunta dall’Immacolata Sempre Vergine Maria, per divenire uomo, e salvare, accompagnato dalla Sua Santa Madre, l’umanità dal peccato e dalla morte, col Santo Sacrificio della Croce.
Nel giovane, accanto a loro, vestito di marrone col bastone fiorito nelle mani, vediamo infine san Giuseppe, lo sposo casto dell’Immacolata Sempre Vergine Maria e il padre putativo di Gesù, custode, senza condizioni e solo per amore puro, della coppia dell’Incarnazione Gesù Maria.
Arrivati fin qui, dopo aver identificato le tre figure della prima apparizione come le tre persone della Santa Famiglia, possiamo affermare che, rivelandosi ad Adelaide, con l’affermazione SONO LA MADONNA, la Sempre Vergine Maria vuole essere riconosciuta come la MADRE DEL VERBO, sceso dal Cielo in Lei per farsi uomo, e con Lei patire, morire e redimere l’uomo liberandolo dal peccato e dalla morte.
Ricordando poi, che il ciclo epifanico di Ghiaie si chiude come si apre, ovvero che la Santa Famiglia si mostra nell’ultima apparizione come nella prima, possiamo comprendere che il Mistero dell’Incarnazione è posto a fondamento del ciclo epifanico di Ghiaie, a rammentare che tutto comincia perennemente dall’Incarnazione del Verbo, Principio e Fine, Alfa (α) e Omega (ω).
In questo contesto, si comprende altresì, il significato della finzione di perle unite in oro, quale ornamento al collo del vestito bianco della Madonna, che indica in Lei, Madre del Verbo, la figura, fin da quel momento, e dunque da sempre, della Città di Dio, la Gerusalemme Celeste (Ap. 21,21 – 12 porte 12 perle, ciascuna porta una perla).
In conclusione possiamo dire che presentandosi ad Adelaide con l’affermazione SONO LA MADONNA perché sia riconosciuta come MADRE DEL VERBO, l’Immacolata Sempre Vergine Maria si pone, nella prima apparizione di Ghiaie, come la porta d’ingresso della STORIA DELLA SALVEZZA.
2.NELLA SECONDA APPARIZIONE LA MADONNA VUOLE SI RICONOSCA IN LEI L’ALMA MADRE DEL DIVINO REDENTORE.
Nella precedente riflessione, a proposito della prima apparizione del 13 maggio, abbiamo visto che la Madonna, mostrandosi come LA MADRE DEL VERBO, rende vivo e visibile il Grande Mistero dell’Incarnazione, e si pone come la PORTA D’INGRESSO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA.
Che, nella presente riflessione, possiamo varcare,
portandoci, dalla Santa Casa di Nazareth, dove la Madonna ha ricevuto il Verbo di Dio nel Suo Purissimo Seno, alla Mangiatoia di Betlemme, dove ha deposto il Suo Divin Figlio avvolgendoLo in fasce;
e da qui, lungo il cammino indicato nel Vangelo dell’Infanzia, entrando nel Tempio di Gerusalemme, dove la Madonna si è recata, insieme al castissimo sposo Giuseppe, col suo santo Bambino in braccio, per offrirlo al Signore,
ascoltare la voce di Simeone, che, preso il Bambino fra le braccia, benedicendo Dio, dapprima esclama:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da Te davanti a tutti i popoli, Luce per illuminare le genti e Gloria del tuo popolo Israele. Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori»;
e poi, rivolgendosi alla Madonna, aggiunge:
«E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Sono parole terribili, che, nell’udirle, ogni volta spezzano il cuore, ma proprio nell’eco di queste parole noi possiamo comprendere l’altrettanto terribile predizione ad Adelaide, annunciata dalla Madonna nella seconda apparizione del 14 maggio:
«soffrirai tanto e poi tanto».
In questa predizione risuona infatti, chiaramente, la profezia di Simeone, e, allo stesso tempo, si può riconoscere la scelta, da parte della Madonna, di elevare Adelaide a immagine fedele di Lei, chiamata ad essere misticamente Madre del Verbo, e a Consoffrire, per tutta la vita, con Lei, la Santa Passione del Divin Figlio, fino al Calvario, per la Redenzione degli uomini.
Come abbiamo rilevato in questo sito (al tasto: IL MARTIRIO)
indicando ad Adelaide un periodo preciso – tra il 14° e il 15° anno – nel quale diventare suora (lo stesso nel quale Ella ha concepito il Verbo), la Madonna investe Adelaide della Sacra Missione di compartecipare
- all’Incarnazione – Che si ripete misticamente nelle caste vergini consacrate alla vita religiosa,
- e alla Redenzione come sposa del Crocifisso, ricevendo per questo, come Lei, la spada nel cuore per tutta la vita.
A conclusione della presente riflessione, chiedendoci perché la Madonna, fin dalla seconda apparizione, chiama Adelaide al martirio, possiamo dire che in Adelaide la Madonna desidera La si riconosca secondo quanto la Chiesa afferma
ovvero come:
la Beata Vergine predestinata fino dall’eternità, all’interno del Disegno d’Incarnazione del Verbo, per essere la Madre di Dio,
e l’Alma Madre del divino Redentore, generosamente associata su questa terra, per disposizione della Divina Provvidenza, alla sua Opera a un Titolo assolutamente unico, quale umile Ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in Croce.
In Adelaide la Madonna desidera si ricordi che Cristo non l’ha associata solo nel mistero dell’Incarnazione, ma anche in quello della Redenzione. Poiché Ella cooperò in modo tutto speciale alla Sua opera di Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime
E dunque che non si può celebrare appieno il Mistero Pasquale di Cristo, senza ricordare in Esso anche la presenza attiva di Maria sua Madre.
3. NELLA TERZA APPARIZIONE LA MADONNA SI MOSTRA COME LA SPOSA DEL FIGLIO REDENTORE E SI MANIFESTA IL GRANDE TEMA DEL DOLORE INNOCENTE.
Prima di addentrarci nella terza apparizione di lunedì 15 maggio, occorre fissare nella mente due capisaldi fondamentali per la comprensione del ciclo epifanico di Ghiaie:
- la stretta relazione fra lo stesso ciclo epifanico di Ghiaie e il tempo di Pasqua, di cui segue il tempo liturgico, in perfetta sintonia con le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste;
- la continuità di senso delle 13 apparizioni, legate da un chiaro nesso narrativo, a rammentare, una dopo l’altra, l’Opera della Redenzione. La Quale principia con il Grande mistero dell’Incarnazione, evidente nella prima apparizione del 13 maggio; e ripreso nell’ultima del 31 maggio, a confermare che la storia della Salvezza è fondata sull’Incarnazione del Verbo, Principio e Fine, Alfa (α) e Omega (ω).
Il Grande Mistero dell’Incarnazione, si evidenzia infatti nella prima apparizione del 13 maggio, nella quale la Madonna col Bambino Gesù fra le braccia si mostra come la Vergine Immacolata, Che, per opera dello Spirito santo, ha concepito il Verbo di Dio divenendone Madre. Così che in Lei si riconosca la PORTA D’INGRESSO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA.
Il Grande Mistero dell’Incarnazione, viene ripreso poi, nella seconda apparizione, nella quale, in Adelaide chiamata a concepire misticamente il Verbo di Dio e vivere una vita di sofferenza inesausta, la Madonna ricorda l’atroce dolore da Lei sofferto per tutta la vita fino alla morte in Croce del Divin Figlio, e la Missione affidata dal Divin Figlio a Lei, di completare, nella via della Croce, il disegno della Redenzione; al Quale sono chiamati tutti i Suoi figli, come Adelaide.
La partecipazione all’Opera della Redenzione, già presente nel Grande Mistero dell’Incarnazione, si evidenzia ancor più nella terza apparizione, di lunedì 15 maggio, inizio della settimana dell’Ascensione.
Vediamo di scoprirlo nel diario di Adelaide.
Scrive l’eletta di Maria:
Gli occhi luminosi e azzurri di Gesù Bambino, in questa apparizione, attirarono la mia attenzione in modo particolare. Il vestito che lo copriva fino ai piedi era liscio a forma di camicia in color rosa, cosparso di stelline d’oro.
La Madonna vestiva un abito azzurro con un velo bianco lunghissimo che scendeva dalla testa. Piccole stelline formavano un’aureola attorno al volto della Madonna.
Come si può facilmente constatare, nella terza apparizione, rispetto alle prime due, la Madonna inverte i colori del velo e del vestito.
Nelle prime due apparizioni la Madonna si mostra infatti, col velo azzurro e l’abito bianco. Mentre nella terza e anche nella quarta apparizione, col velo bianco e l’abito azzurro.
Il perché lo si può subito intuire ricordando che l’abito della Madonna, come il velo nelle due prime apparizioni, ha lo stesso colore, azzurro, degli occhi di Gesù Bambino.
Questo passaggio dell’azzurro dal velo all’abito ci fa capire che nell’Incarnazione in Lei del Verbo di Dio, il Cielo L’ha dapprima rivestita con l’adombramento dello Spirito Santo, riempiendoLa poi (divinizzandoLa) con la Concezione Verginale del Verbo.
Il “Mirabile Scambio”, lo si riconosce perciò, facilmente nei due colori degli abiti di Gesù (rosa come la carne umana) e della Madre (azzurro (colore come il Cielo).
Questi due colori ci fanno capire che:
il Verbo di Dio si è rivestito della carne umana della Madre empiendoLa di Cielo.
Allo stesso modo si comprende il passaggio del colore bianco dall’abito della Madonna (nelle prime due apparizioni) al velo (nelle successive due apparizioni).
L’abito bianco con cui la Madonna si mostra nelle prime due apparizioni La raffigura come l’Immacolata, concepita senza peccato originale, destinata, da sempre, a concepire il Verbo di Dio per Opera dello Spirito Santo.
Il velo bianco che riveste la Madonna nelle successive due apparizioni, fa di Lei la Sposa del Figlio, destinata a con-soffrire con Lui per tutta la vita fino alla morte in Croce del Figlio, e partecipare così all’Opera della Redenzione del Figlio stesso.
Verità questa, che ci ricorda che la carne assunta dal Verbo di Dio, è, fin dal Divino Concepimento, una carne dolente destinata al martirio e alla morte di Croce.
Grazie alla quale verità, possiamo capire perché fin dalla terza apparizione l’abito di Gesù è cosparso di stelline d’oro. Ed anche perché altre stelline formano un’aureola attorno al volto della Madonna
Queste piccole luci sono figura dei piccoli martiri di tutti i tempi, destinati da sempre a partecipare, con il Verbo Incarnato – l’unico sostituto di tutti davanti a Dio – e insieme a Maria, Sua Madre e Sposa, all’Opera della Redenzione.
Nella terza e quarta apparizione si manifesta così, il grande tema innestato nel Grande Mistero dell’Incarnazione, che caratterizza il ciclo epifanico di Ghiaie. Ovvero: il dolore innocente nel quale si attua l’espiazione dei peccati per volontà di Dio Padre.
4. NELLA QUARTA APPARIZIONE LA MADONNA, COME MADRE E SPOSA DEL FIGLIO REDENTORE, INVITA A PENSARE AGLI INNOCENTI CHE SOFFRONO PER LA SALVEZZA DEI PECCATORI (E DUNQUE ALLA MEDIAZIONE NELL’OPERA DELLA SALVEZZA DELLE ANIME)
Come abbiamo detto nella precedente riflessione, le stelline che adornano il vestito rosa di Gesù Bambino e fluttuano attorno al viso della Madonna, sono figura del dolore innocente sofferto dai piccoli martiri di tutti i tempi, destinati da sempre a partecipare, con il Verbo Incarnato, all’Opera della Redenzione (come la stessa Adelaide, più volte chiamata dalla Madonna: “piccola martire”).
In queste stelline, che compaiono nella terza e quarta apparizione, il tema del dolore si ritrova espresso compiutamente nelle risposte della Madonna alle richieste di molti genitori di bambini ammalati.
Ad Adelaide, che, nella terza apparizione, Le chiede: «Molti mi hanno raccomandato di far guarire i loro figli», la Madonna, con estrema nettezza, così afferma severamente:
«Dì loro che se vogliono i figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati»
Asserzione recisa, che la Madonna conferma nella quarta apparizione, ponendo una stretta relazione fra il dolore innocente e i peccati dei genitori, in particolare delle mamme.
«Tante mamme hanno i bambini disgraziati per i loro peccati gravi; non facciano più peccati e i loro bimbi guariranno», afferma l’Immacolata Sempre Vergine Maria, Madre Sposa del Verbo Divino, aggiungendo, a queste parole tanto chiare, l’esortazione a pregare e far pregare i bambini in favore dei peccatori: «Prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bimbi»
Queste affermazioni della Madonna ci esortano:
- innanzitutto, a vedere nel dolore innocente le conseguenze del proprio peccato,
- e poi a ritrovare la verità (ormai trascurata, e quasi nascosta) del grande tema della “sostituzione”, secondo cui Dio può scegliere un innocente e lasciarlo soffrire al posto del colpevole senza aspettare la sua offerta o il suo assenso (facendo ad esempio ricadere i peccati dei padri sui figli); e che non è necessario che il sofferente capisca, o si chieda, il senso della sofferenza, poiché “l’unico la cui collaborazione non è eliminabile, quando deve attuarsi la sostituzione, è il Giudice”, Che opera sempre per il bene delle anime.
(Si veda a questo proprosito: Edith Stein, Possibilità della mediazione nell’opera della salvezza, in “Natura, persona, mistica”, Citta Nuova, pg 81).
Più semplicemente possiamo dire che:
nel dolore dei bambini la Madonna invita a riconoscere la Santa Passione del Divino Bambino Gesù, e, attraverso Lui, la volontà del Padre, Giusto Giudice Misericordioso, il Quale, mediante il dolore innocente, chiama i peccatori al ritorno al vero Amore testimoniato dal Figlio, Che, in obbedienza al Padre, è sceso dal Cielo e, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della sempre Vergine Maria, e si è fatto uomo, per redimere l’umanità dal peccato morendo sulla Croce, insieme a Lei, divenendo così unico sostituto di tutti davanti al Padre.
Le frasi della Madonna conducono perciò, il pensiero, al Grande Mistero dell’Incarnazione su Cui si fonda l’Opera della Redenzione; alla partecipazione della Quale sono chiamati tutti i figli di Dio, ciascuno singolarmente responsabile della salvezza propria e altrui, e dunque alla “sostituzione” nei confronti dell’altro, nella penitenza, e nell’atto libero della preghiera, quale opera massimamente gradita a Dio, come la preghiera pura dei bambini raccomandata dalla Madonna. (Edith Stein, Possibilità della mediazione nell’opera della salvezza, in “Natura, persona, mistica”, Citta Nuova, pg 78,79, 83).
In conclusione possiamo affermare che:
le parole della Madonna (quali Parole di Sapienza Divina) richiamano ciascun cristiano alla penitenza per lenire, con la rinuncia al peccato (secondo le promesse battesimali), le sofferenze degli innocenti; in particolare richiamano le madri per il privilegio accordato loro dalla Divina Provvidenza nell’intima relazione con la prole fin dal concepimento.
Per quanto riguarda, in particolare, l’espressione “certi peccati”, la Madonna si riferisce al cedimento dell’anima alle passioni della carne, o del corpo, che producono l’allontanamento dell’anima dalla volontà di Dio, con conseguente distruzione dell’innocenza e della purezza, e diffusione di inimicizie, conflitti, catastrofi naturali e guerre, alle quali la Madonna oppone sempre la penitenza quale mezzo per acquisire la pace.
«Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà fra due mesi, altrimenti in poco meno di due anni» afferma nella terza apparizione.
Monito severo e continuo alla penitenza, attraverso il quale la Madonna – ribadendo l’importanza dell’espiazione dei peccati – vuol ricordare la verità della Croce di Cristo quale unica Via di Pace, come farà a Pentecoste con le note solenni parole: «Al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli».
Occorre altresì, aggiungere che grazie alla meditazione sul dolore innocente la Madonna vuol condurre ogni uomo a pensare alla propria morte, ovvero al momento del trapasso da questa vita, affinché si prepari e vi giunga lontano dal peccato e in Grazia di Dio, così da non soffrire la separazione necessaria dal corpo e dal mondo. (A questo proposito si rammenta che nello stesso giorno di Pentecoste, prima di esprimere il proprio grande desiderio di Pace e Fratellanza – evidenziando l’accordo in Cristo fra la morte, la pace e la vita eterna – la Madonna dirà ad Adelaide: «Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio cuore perché non pensano alla morte»).
In conclusione corre l’obbligo di ricordare che il significato del dolore innocente si è perso, perché occultato, anche in ambito teologico ed ecclesiastico, in favore di un falso e vago sentimento di compassione per gl’innocenti che soffrono, destinato a sfociare nella resa all’assurdo, con la conseguenza di un oblio della Redenzione operata da Cristo con la Santa Passione e Morte sulla Croce, e una pericolosa dissipazione dell’Opera di salvezza delle anime, alla quale è chiamato, a imitazione di Cristo Crocifisso, ogni membro della Chiesa (suggeriamo la lettura degli scritti di santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo (in particolare: il biglietto di professione e l’atto di offerta all’Amore Misericordioso) con l’invito a fermare il pensiero sulla sua morte dolorosa e atroce vissuta come olocausto per i peccatori, e dunque in sostituzione dei peccatori).
PS: Altre riflessioni presenti in questo sito, inerenti al tema trattato: – La forza vitale, e il “peccato del corpo”. L’insegnamento sapienziale nell’apparizione del 21 maggio – San Giuseppe, sapienza dell’anima, chiamata a edificarsi come chiesa di Dio.
5. NELLA QUINTA APPARIZIONE LA MADONNA SI MOSTRA COME CORREDENTRICE E MADRE DELLA CHIESA DEI SANTI MARTIRI INNOCENTI (e nel segreto, si scorge la minaccia all’Opera della Redenzione).
Il complesso figurativo-simbolico del ciclo epifanico di Ghiaie è caratterizzato, come abbiamo visto, dai diversi colori con cui si presenta la Madonna.
Differentemente da Gesù Bambino sempre vestito di rosa e da san Giuseppe sempre vestito di marrone col giglio bianco, la Madonna infatti, cambia, nel succedersi delle apparizioni, il colore dell’abito e del velo.
Mutamento cromatico grazie al quale si può facilmente cogliere un’intenzione molto chiara da parte della Madonna; ovvero: ricordare, alla Luce della Pasqua, la STORIA DELLA NOSTRA REDENZIONE nelle sue tappe principali, alle quali Lei ha partecipato, in perfetta obbedienza alla volontà di Dio, assumendo diversi ruoli e titoli.
A partire da questo presupposto, ci inoltriamo allora nello studio delle apparizioni, rilevando innanzitutto ch’esse procedono, secondo il cambiamento cromatico sopra ricordato, in una successione binaria (non a caso, essendo la DIADE il tema di fondo delle stesse apparizioni).
Nelle prime due apparizioni infatti, la Madonna si mostra (oltre che con Gesù Bambino in braccio, le rose bianche ai piedi, il Rosario bianco al braccio, e san Giuseppe al suo fianco) con l’abito bianco e il velo azzurro.
Nelle due successive apparizioni la Madonna cambia il colore del velo e del vestito, mostrandosi (ancora con Gesù Bambino in braccio, le rose bianche ai piedi, il Rosario bianco al braccio e san Giuseppe al suo fianco) ma con l’abito azzurro e il velo bianco
La successione binaria continua anche nelle altre due apparizioni, ovvero nella quinta e sesta che avvengono nel Tempo dell’Ascensione (preludio della Pentecoste), nelle quali la Madonna si presenta (ancora con le rose bianche ai piedi e il Rosario bianco al braccio, ma questa volta senza Gesù Bambino in braccio e senza san Giuseppe), col vestito rosso, il velo verde, e circondata da un coro di otto angioletti rosa e azzurri a coppie.
Riassumendo si può tracciare questo schema:
PRIMA E SECONDA APPARIZIONE (13 e 14 maggio): abito bianco e velo azzurro.
TERZA E QUARTA APPARIZIONE (15 e 16 maggio): abito azzurro e velo bianco.
QUINTA E SESTA APPARIZIONE (17 e 18 maggio): abito rosso, velo verde, circondata da un coro di otto angioletti rosa e azzurri a coppie.
Cerchiamo di capire il significato di questa successione cromatica.
E domandiamoci:
- se nelle prime due apparizioni la Madonna si è presentata come Madre del Verbo (a ricordare, come abbiamo detto, che Lei, Vergine Immacolata, per opera dello Spirito santo ha concepito il Verbo di Dio divenendone Madre);
- e se nelle successive due si è presentata come Sposa del Figlio (a ricordare ch’era destinata a con-soffrire con il Figlio per tutta la vita fino alla morte in Croce del Figlio, e partecipare così all’Opera della Redenzione del Figlio stesso);
cosa vediamo in Lei nelle altre due apparizioni, che avvengono nel Tempo dell’Ascensione al Cielo di Gesù Risorto?
Dopo aver compreso che il Bambino Gesù non è apparso in braccio alla Madonna perché in quel Tempo Santo si ricorda che Gesù è asceso al Cielo,
occorre fissare lo sguardo sulla Madonna, e vedendoLa rivestita dei tre colori bianco (delle rose e del Rosario) verde (del velo) e rosso (dell’abito) che simboleggiano le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità),
in Lei possiamo riconoscere la creatura che Dio, da tutta l’eternità ha reso partecipe del Suo Essere Trinitario, affinché, per volontà del Padre, divenisse Madre del Figlio, nello Spirito santo, così da partecipare al Santo Sacrificio del Figlio, come Sposa del Figlio, e all’Opera della Redenzione attuata dal Figlio stesso.
E dunque, per concludere, possiamo dire che:
- dopo essersi mostrata nelle prime due apparizioni come Madre del Verbo di Dio,
- e nelle successive due, come Sposa del Figlio,
- nella quinta e sesta apparizione, in sincronia col tempo dell’Ascensione, la Madonna si mostra com’è stata da sempre concepita nel pensiero e nel piano di Dio Trinità, ovvero come Corredentrice.
Questo il significato dei colori con cui si presenta la Madonna nelle apparizioni del Tempo dell’Ascensione.
Ma ancora non basta, perché in quelle apparizioni la Madonna si mostra circondata da un coro di otto piccoli angeli alti fino al suo gomito, quattro vestiti di rosa e quattro di azzurro, collocati a coppie in successione alternata.
Cosa possiamo vedere in quel coro angelico? E che rapporto scorgere fra la Madonna che si mostra quale Corredentrice nella Gloria della Santissima Trinità e quello stesso coro angelico? Soprattutto: quale continuità di significato possiamo scoprire con le apparizioni precedenti, nelle quali abbiamo visto emergere con forza il tema del dolore innocente salvifico, rappresentato dalle stelline sul vestito di Gesù Bambino e intorno al viso della Madonna, oltre che dai suoi messaggi severi?
A queste domande rispondiamo affermando che:
nel coro degli angeli che attorniano la Madonna e la contemplano gioiosi, come fossero Suoi bambini, vediamo raffigurata:
- non solo l’immagine di un’umanità fanciulla angelicata, così concepita fin dal Principio nel pensiero di Dio Trinità,
- ma anche l’umanità innocente chiamata fin dal Principio, con Maria, al compimento dell’Opera della Redenzione attuata dal Figlio di Dio, a ricostituire, con Maria, l’immagine dell’umanità originaria perduta col peccato, in quanto la loro sofferenza pura, similmente alla sofferenza di Maria, è specchio della infinita sofferenza del Cristo Innocente.
In queste due apparizioni la Madonna appare dunque, non solo come la Corredentrice, ma anche come la Madre dell’umanità ricreata dall’Opera della Redenzione attuata da Cristo, e dunque come la Madre della nuova Chiesa dei Santi Innocenti chiamati da sempre a partecipare, con Lei, all’Opera della Redenzione, unendo, con Lei, le loro sofferenze a quelle di Cristo Crocifisso.
Oltre a questo, occorre aggiungere che
in quel coro angelico Adelaide ha riconosciuto i volti dei bambini martiri mandati dal Cielo nel prato sopra il villaggio, che le hanno confidato tante storie di dolore, e rivelato che vivono in Cielo come angeli, a formare, attorno a Maria, e in comunione con Cristo, una Chiesa, nella Quale il dolore innocente è trasfigurato in un’immensa gioia.
In quel coro angelico inoltre, Adelaide ha visto il compimento della vocazione alla quale La Madonna l’ha più volte chiamata, esortandola a offrirsi in olocausto, per la salvezza dei peccatori.
*
A chiusura della presente riflessione si ribadisce l’importanza di comprendere il complesso simbolico che caratterizza la quinta apparizione perché, proprio alla luce di questo complesso simbolico si disvela con chiarezza la ragione del segreto affidato dalla Madonna proprio quello stesso Santo Giorno, e in quel modo.
In base a questo presupposto, possiamo affermare infatti che:
scegliendo la Vigilia dell’Ascensione per affidare il segreto ad Adelaide, la Madonna ha voluto svelarne la ragione alla luce dell’immagine con cui si è manifestata quello stesso Santo Giorno;
e dunque che il segreto, destinato alla Chiesa terrestre rappresentata dai suoi Ministri più elevati, riguarda il legame nuziale della stessa Chiesa con Cristo, nel sangue purissimo versato da Cristo Innocente sulla Croce per la Redenzione dell’umanità.
In riferimento alle precedenti considerazioni, possiamo perciò, concludere che:
mostrandosi quel giorno, Vigilia dell’Ascensione, come Corredentrice e Madre della Chiesa dei Santi Innocenti, la Madonna avvisa la Chiesa terrestre ch’è in pericolo l’Opera stessa della Redenzione.
Deduzione questa, che trova riscontro nel nostro tempo contrassegnato
dal tentativo di:
- alterare la vera Fede nella Santissima Trinità, per negarne il progetto salvifico e sostituirlo con un disegno ingannevole e una falsa fede;
- alterare il fondamento dell’umanità – al fine di guastarla, lacerarla, separandola da Dio, perché non sia più immagine di Dio Trinità – e sostituirlo con una falsa radice e un falso principio esibendo un falso modello di coppia e di famiglia.
Inevitabile che questo attacco alla Redenzione comporti un conflitto aperto contro Dio, al prezzo di un gran caos, un grande turbamento e una grande violenza.
6. NELLA SESTA APPARIZIONE, LA MADONNA, COME CORREDENTRICE, ESORTA ALLA PENITENZA E ALLA PREGHIERA PER LA SALVEZZA DEI PECCATORI PIU’ OSTINATI CHE TRAFIGGONO IL SUO CUORE PERCHE’ SI SEPARANO PER SEMPRE DALLA LUCE DIVINA E CADONO NEL BUIO ETERNO.
Sembra paradossale che proprio nel giorno radioso e solenne dell’Ascensione, la Madonna, dapprima sorrida ad Adelaide, e poi angosciata, le chieda di pregare per i peccatori più ostinati che trafiggono il Suo Cuore.
E’ un contrasto, in apparenza, incomprensibile.
Eppure così scrive Adelaide nel diario:
La visita della Madonna fu preceduta da due colombi. La Vergine vestiva di rosso col manto verde, circondata dagli angioletti come ieri. La Madonna mi sorrise, poi, per tre volte, mi ripeté: «preghiera e penitenza!», e aggiunse: «Prega per i poveri peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore».
Come può accordarsi il sorriso della Madonna alla piccola Adelaide con tanto dolore per il Suo Cuore trafitto?
Per capire questo apparente contrasto occorre ricordare che Adelaide è la figlia prediletta di Maria, chiamata, come Sua immagine, a concepire misticamente il Cristo, e offrirsi in olocausto, con Lui, sulla Croce, per la salvezza dei peccatori.
La Madonna sorride ad Adelaide perché in lei vede la piccola martire che la Santissima Trinità ha scelto, affinché partecipasse, con Lei, all’Opera della Redenzione attuata dal Figlio, insieme ai bambini martiri mandati nel prato sopra il villaggio, che ad Adelaide hanno confidato tante storie di dolore, e rivelato che vivono in Cielo come angeli, a formare, attorno a Maria, e in comunione con Cristo, una Chiesa, nella Quale il dolore innocente è trasfigurato in un’immensa gioia.
Il sorriso di Maria alla piccola Adelaide rivela dunque, l’immensa gioia del Paradiso.
Ma in quel sorriso è riverberato purtroppo, anche il dolore del Suo Cuore trafitto dai peccatori che rifiutano la Redenzione, costata tanta sofferenza, e si perdono all’Inferno.
Non provoca perciò, sconcerto, constatare che proprio nel giorno solenne, colmo di Luce, nel quale la Chiesa invita ad alzare gli occhi a contemplare Gesù Risorto, la Madonna richiami lo sguardo al Suo Cuore trafitto dagli uomini che rifiutano la Grazia del perdono, e, continuando con ostinazione a reiterare il peccato, precipitano nel Buio eterno, separati per sempre da Dio.
E si comprende anche perché proprio quel giorno la Madonna implori per tre volte:
«preghiera e penitenza!», «preghiera e penitenza!», «preghiera e penitenza!».
Il Paradiso è ormai a un passo.
Occorre solo incamminarsi con Maria sulla Via tracciata da Gesù.
Ma l’uomo non vede, non crede, rigetta quella Via, e s’inoltra consapevolmente per la strada del falso bene che conduce a un continuo tormento, alla guerra e alla perdizione.
Per capire l’affannata e dolorosa esortazione della Madonna alla piccola Adelaide occorre ricordare che proprio in quel tempo infuriava la guerra e che persone di tutte le età, soprattutto giovani, erano costrette a soffrire terribili tormenti e morire fra strazi spaventosi, nella disperazione.
E’ per queste persone che la Madonna rivolge l’accorata e dolorosa esortazione a pregare.
Nella quale non possiamo non sentir echeggiare con forza le parole tanto amare della piccola Giacinta Marto che molti anni prima già vedeva quella catastrofe.
Lo ricorda Lucia nelle sue “Memorie”.
Vedendola pensierosa, Lucia le aveva chiesto:
«A cosa stai pensando».
E Giacinta aveva risposto:
«Alla guerra che deve venire. Dovrà morire tanta gente! E quasi tutta andrà all’Inferno…Che tristezza! Se smettessero di offendere Dio, non verrebbe la guerra, né andrebbero all’Inferno».
Il dramma aperto nella sesta apparizione di Ghiaie, visibile nel contrasto far il sorriso e il dolore di Maria, è racchiuso in questa semplice tristissima affermazione di Giacinta.
Come a Fatima, anche a Ghiaie la Santa Vergine appare nel mezzo di una lotta feroce fra il Paradiso e l’Inferno.
Il Suo Cuore Immacolato che a Fatima mostra coronato di spine perché oltraggiato dai peccati dell’umanità, a Ghiaie, è trafitto dalla spada di un dolore atroce causato dai peccatori più ostinati.
Nell’esortazione ad Adelaide del 18 maggio 1944
«Prega per i poveri peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore»,
risuona infatti, quella del 13 agosto ai pastorelli di Fatima
«Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori perché molte anime vanno all’Inferno perché non c’è chi si sacrifichi e interceda per loro»
Non è poi così difficile, a questo punto, riconoscere nelle due successive invocazioni sopra ricordate la continuità del messaggio di Ghiaie con quello di Fatima.
Lo stesso segreto affidato ad Adelaide, pur rimanendo nascosto, si disvela nelle parole affidate ai tre pastorelli di Fatima: «la guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, ne comincerà un’altra ancora peggiore».
Per questo è determinante, per le sorti della Chiesa e dell’umanità, chiamare le genti alla fonte di Grazia donata dal Cielo a Ghiaie.
Le apparizioni sono descritte nel diario di Adelaide qui riportato in originale