A PROPOSITO DEL TITOLO “REGINA DELLA FAMIGLIA” CON CUI SI IDENTIFICA LA MADONNA APPARSA A GHIAIE DI BONATE NEL MAGGIO DEL1944.
Come tutti gli eventi della storia, anche le apparizioni di Ghiaie di Bonate si presentano come un campo di permanente conflitto ermeneutico, ovvero di interpretazioni diverse, in conflitto fra loro.
Per questo necessitano di un esame ininterrotto capace di liberarle dalle scorie di affermazioni errate, riduttive e devianti, per ritrovarne la luce nascosta e il vero significato.
Nell’affrontare tale impegno,
iniziamo ricordando che, nelle apparizioni di Ghiaie, la Madonna non si è mai definita col titolo con il quale sono conosciute, ovvero: REGINA DELLA FAMIGLIA,
essendo questo titolo frutto di un’inferenza impropria, che le ha forzatamente subordinate alle apparizioni di Montichiari della veggente Pierina Gilli.
Com’è noto, il titolo “Regina della Famiglia” è scaturito dal valore conferito a una frase del diario di Pierina Gilli, secondo la quale il 6 settembre 1947 la Vergine le avrebbe detto di essere apparsa a Fatima per la santificazione del mondo intero e per la conversione dei peccatori; a Bonate, per la santificazione delle famiglie cristiane e a Brescia per la santificazione delle anime religiose.
Frase subito avvalorata da sacerdoti “tutori” di Adelaide, che, solo quattro mesi dopo (!), il 14 gennaio 1948, conducono Adelaide a incontrare la stessa Pierina Gilli.
La prudenza avrebbe consigliato di evitare questo incontro (visto che le apparizioni di Montichiari, iniziate a luglio 1947, erano ancora in corso);
eppure quei sacerdoti forzano Adelaide, in modo irresponsabile, per far credere che le apparizioni di Ghiaie sono confermate da quelle di Montichiari, a loro volta avvalorate da quelle di Fatima. E dunque per deduzione, far credere che attraverso Montichiari, Ghiaie è avvalorata da Fatima.
Come spiegare questa evidente imprudenza?
Il motivo lo si scopre leggendo il resoconto di quel viaggio scritto da tal don Romualdo Baldissera, che rivela la presenza, in quel viaggio, di un don Luigi – di cui stranamente il Baldissera omette il cognome – nel quale però, è facile identificare don Luigi Cortesi, l’Inquisitore di Adelaide, visto che il viaggio viene compiuto dopo un passaggio nello studio del pittore G. B. Galizzi, dove Adelaide veniva accompagnata sempre, proprio da don Luigi Cortesi.
http://www.madonnadelleghiaie.it/italiano/scheda.asp?IdScheda=415
Non a caso nel racconto di don Baldissera Adelaide è presentata come penitente che ha commesso un grave peccato.
“Ha promesso che farà di tutto per diventare buona” – scrive don Baldissera ripetendo l’esortazione dello stesso don Cortesi, che dopo averle estorto la confessione, il 15 settembre 1945 nel convento delle suore Orsoline di Bergamo, l’ha invitata ripetutamente ad essere buona – cfr Il problema delle apparizioni di Ghiaie, pp. 225, 227, 229…
L’imprudenza appare perciò, come frutto di un inganno ordito con astuzia per svilire le apparizioni di Ghiaie – avvalorate, non in se stesse, ma da un’altra presunta apparizione – e la stessa persona di Adelaide, presentata come una colpevole e bugiarda, il cui racconto dipende da quello di un’altra presunta veggente più anziana.
Questo inganno verrà ancora, più volte, ripetuto.
Persino nei suoi scritti Adelaide sarà costretta a piegarsi a questo assunto fraudolento;
come si vede chiaramente nel diario del maggio 1948 (quattro mesi dopo la visita a Montichiari), ad esempio nel racconto della prima apparizione del 13 maggio 1944, nel quale Adelaide viene forzata a dire che Ghiaie è avvalorata da Fatima.
Scrive Adelaide:
“Il punto d’oro s’allargava formando tre cerchi ovali come quelli di Fatima, e nel mezzo c’era la bella Signora, come l’ho vista poi dipinta nei quadri del Vago”
E’ evidente, in questo passaggio, l’induzione forzata a far dipendere le apparizioni di Ghiaie dalle apparizioni di Fatima, per ottenere il giudizio negativo delle autorità;
come avviene col cardinal Ildefonso Schuster, il quale, dopo aver letto quel diario di Adelaide, scriverà:
“sembra un fenomeno di autosuggestione da elementi desunti in gran parte dal film di Fatima”;
(Archivio Curia Vescovile di Milano, fascicolo VII, N.120)
Giudizio, non a caso, in perfetta sintonia con quello espresso da don Cortesi in molte pagine del suo Il problema delle apparizioni di Ghiaie (pp. 39, 40, 48, in particolare 49 e 50 e seguenti) nelle quali l’Inquisitore insiste affermando che Adelaide è stata suggestionata dalla rappresentazione teatrale delle apparizioni di Fatima.
Il condizionamento operato su Adelaide, è tristemente evidente nel riferimento al pittore “Vago”, chiara testimonianza della beffarda coazione esercitata su di lei, costretta a indicare sotto dettatura il nome di quel pittore che non poteva conoscere (anche perché l’unico pittore noto col nome di Valentino Vago, nel 1948 aveva solo 17 anni, essendo nato nel 1931!!).
Come nella confessione estorta il 15 settembre 1945 nel convento delle suore Orsoline di Bergamo, in tutti i modi don Cortesi ha cercato di suggestionare Adelaide e farle scrivere frasi non vere per presentarla come una bugiarda e così ottenere la sanzione negativa delle autorità ecclesiastiche, come quella del cardinal Schuster, indotto a scrivere su Adelaide, fra l’altro, un giudizio gravemente offensivo, proprio come voleva don Cortesi:
“la fanciulla si atteggia a martire dell’incomprensione altrui e si ritiene la favorita dalla Madonna che le promette senz’altro di venire ad accoglierla sotto il suo manto in punto di morte, a ben poco prezzo!”. (Archivio Curia Vescovile di Milano, fascicolo VII, N.120).
Questo ingannevole depistaggio ha favorito, purtroppo, anche nei fautori delle apparizioni di Ghiaie, la ripetizione dell’errore di fondarle su altri presunti eventi di carattere soprannaturale, col risultato di evitare l’esame del messaggio intrinseco alle stesse, inducendo i fedeli ad adagiarsi su un’asserzione priva di fondamento e diffusa ad arte per snaturarle e annientarle.
Ma, come in tutti gli eventi di Grazia, proprio nel disvelamento dell’inganno, si fa strada, provvidenzialmente, la possibilità di discernere la verità;
che ormai s’intravede sempre più chiaramente riflettendo sul tempo storico e liturgico nel quale avvengono,
in particolare nel nesso fra l’evento epifanico di Ghiaie, la guerra mondiale e il messaggio di Riconciliazione della Pasqua, con la quale il ciclo epifanico di Ghiaie è in perfetta corrispondenza di significato.
La ragione provvidenziale del ciclo epifanico si può infatti, sintetizzare con la seguente asserzione:
nel mondo oscurato dalle tenebre della guerra causata dal peccato, le apparizioni di Ghiaie fanno risplendere la Luce del Risorto, Che, morendo sulla Croce, ha liberato l’umanità dal peccato e dalla morte riconciliandola con Dio.
Di conseguenza, tenendo conto di questo nesso,
la Vergine Maria apparsa a Ghiaie – conosciuta come “Regina della Famiglia” – dev’essere perciò pensata in stretta relazione con la Pasqua,
e dunque come immagine della Chiesa, quale Sede di Grazia, e Sacramento, di Riconciliazione e Unità, in Cristo Crocifisso e Risorto, di tutto il genere umano con Dio.
Scrive un eminente Vescovo:
«Maria nell’evento pasquale è il mistero mariano del nostro secolo. I padri, i teologi e il magistero della chiesa nel passato si sono soffermati più diffusamente sul rapporto di Maria col mistero dell’Incarnazione. Più ristretta invece è stata la riflessione sulle relazioni della Madonna col mistero della Pasqua. Sono convinto che la riflessione teologica e l’intervento del magistero si svilupperà in futuro su questo tema». (Mons. Alfredo Battisti, lettera pastorale “Maria, segno di speranza pasquale”, 1979)
Si veda
Screditare un fatto miracoloso e/o un evento soprannaturale di tale portata, è chiaro che è compito del maligno.
Vedere che però questi tentativi sono fatti attraverso uomini della Chiesa, anche molto accreditati, rende il tutto alquanto triste. Ma come non ricordare che proprio uno dei discepoli tradì Gesù . Come non ricordare che lo furono anche proprio gran parte dei gran sacerdoti di allora . Quindi le modalità dell’ opera del maligno sono come quelle di allora.
Ma la tenacia di molti ha contribuito e contribuirà’ a far emergere la verità.
…vero Beppe ?…
La Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria, la quale «avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla Croce» (Redemptoris mater – DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI PAOLO II).