
Questa pagina è rivolta
a tutti coloro che avvertono nel cuore la chiamata a unirsi ad Adelaide nella preghiera per il trionfo della santa Vergine e la salvezza delle anime,
come più volte l’ha supplicata la santa Vergine, in particolare nella preghiera in favore dei moribondi, secondo l’implorazione della stessa santa Vergine pronunciata nella sesta apparizione del 18 maggio, solennità dell’Ascensione:
«prega per i poveri peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio cuore».
nella quale implorazione risuona la supplica della santa Vergine ai pastorelli di Fatima:
«Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori perché molte anime vanno all’Inferno perché non c’è chi si sacrifichi e interceda per loro».
Le seguenti riflessioni servono, principalmente, a questo scopo, come a questo scopo è importante conoscere la vita di martirio di Adelaide, testimone del Sacrificio di Cristo e della Luce della sua Resurrezione.
E a tal fine si propone d’iniziare a vivere la morte di Adelaide
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La morte di suor Adelaide.
Più volte la santa Vergine ha promesso ad Adelaide il Paradiso, ponendo se stessa come premio del suo martirio.
La morte di Adelaide appare così, chiaramente, come il compendio, il compimento e il compenso della Missione accettata e vissuta da Adelaide nella sequela di Cristo, il Verbo di Dio, che, per questo fine, si è fatto uomo e ha sofferto fino a morire sulla Croce per salvare gli uomini e unirli come una sola famiglia, in una sola Chiesa. Per questo la morte di Adelaide è un grande dono per la vera Chiesa, come lo è la sua Missione.
E poiché la morte di Adelaide è tutt’uno con la sua Missione, possiamo dire che: se la partecipazione alla Missione di Adelaide, e al suo martirio, permette di accedere alla stessa Missione della Vergine, e dunque della Chiesa, così la partecipazione alla morte di Adelaide permette di accedere alla morte nelle mani della santa Vergine, e dunque della Chiesa.
La morte di Adelaide è un grande dono, perché la promessa della santa Vergine di portare Adelaide in Paradiso dopo una vita di martirio, è da considerarsi, ecclesialmente estesa a tutti coloro che vi partecipano dopo una vita di martirio spesa nell’offerta di sé, seguendo Adelaide quale modello per la Chiesa e della Chiesa.
ENZA PASQUALI LEGGE LA NOSTRA RIFLESSIONE
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La lacrima di Adelaide.
Erano quindi circa le 3 di notte, da una parte la figlia e dall’altra io le tenevamo la mano, entrambi con gli occhi ludici, Adelaide si rivolse a me e mi disse: “Grazie Gianluigi, va tutto bene, è qui con me la Madonna! Ora mi devi lasciare la mano perché la devo dare a Lei! Tu mi hai accompagnata fin qui ma ora devo andare con Lei! Grazie di tutto!”, e con una lacrima che scendeva dal suo viso, tipica di molti pazienti la cui anima abbandona il proprio corpo, Adelaide esala il suo ultimo respiro.
Così si conclude la testimonianza dell’infermiere dell’Istituto oncologico, che ha accompagnato suor Adelaide alla morte.
Connotata da pura oggettività, come una cronaca, la testimonianza dell’infermiere dell’Istituto oncologico (che pubblicheremo integralmente in uno scritto di prossima pubblicazione) appare fredda.
Per questo è necessario leggerla con gli occhi della Fede e alla Luce della vita di martirio sofferta da Adelaide.
Solo così infatti possiamo, scorgere, nella morte di Adelaide, il grande mistero di solitudine, abbandono, e rigetto della stessa morte di Cristo, ignorato dall’infermiere.
Adelaide non si è svelata.
Perciò l’infermiere non può riconoscere, nella lacrima che scende dal viso di Adelaide morente, il pianto di Cristo Crocifisso che muore per amore degli uomini, per i quali, anche Adelaide ha accettato di soffrire un atroce martirio e morire, come Cristo, in solitudine, abbandonata, rigettata, obbedendo alla Missione ricevuta da Cristo stesso, attraverso la santa Vergine nella seconda apparizione del 14 maggio.
Missione che Adelaide ha adempiuto in totale disposizione del Cielo, accettando tutte le più terribili sofferenze, per amore.
Adelaide non si è svelata,
Perciò, l’infermiere nemmeno può vedere nella lacrima di Adelaide morente tutte le lacrime versate nella sua vita di martirio che hanno fecondato la sua Missione d’amore.
Egli vede soltanto la lacrima “tipica di molti pazienti la cui anima abbandona il proprio corpo”, e non comprende che, proprio morendo come una persona qualunque, Adelaide ha manifestato la grande Missione compiuta sulla terra per amore di Cristo, che ancora continua sulla terra per i sofferenti e i morenti.
Adelaide infatti, è vicina a tutti coloro che soffrono, e accorre al capezzale dei morenti per accompagnarli nel passaggio da questa vita all’altra, affinché approdino, al sicuro, fra le braccia della santa Vergine, alla Luce Divina.
Per questo, sia pur oggettiva come una cronaca, la testimonianza dell’infermiere è un grande dono.
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La mano di Adelaide.

L’infermiere che ha accompagnato Adelaide nel trapasso da questa vita al Cielo, è del tutto ignaro che, alcuni anni prima, in un reparto d’ospedale della stessa città di Milano, una notte di luglio,
Adelaide infermiera, proprio come lui, aveva tenuto la mano di un morente: don Ettore Bonaldi.
Quella notte, nonostante la dottoressa del reparto avesse escluso altri interventi terapeutici ritenendoli del tutto inutili, Adelaide si era posta in ginocchio accanto a don Ettore, e aveva continuato a pregare tenendo la mano del morente dopo avergli posto al collo la catenina che lei portava, (con l’effige della Madonna apparsa a Ghiaie); accompagnata in questo estremo appello alla Grazia, da un giovane medico non credente, giunto a tenere l’altra mano del prete ormai in agonia.
Tutta quella notte era trascorsa così.
Finché al mattino, uscendo come da un sonno profondo, don Ettore si era destato, e, seduto sul letto, sorridendo, aveva affermato di sentirsi bene, nello stupore della dottoressa, giunta in reparto dal pronto soccorso, sicura di trovarlo senza vita.
La guarigione miracolosa di don Ettore Bonaldi (convalidata da esami immediati e ripetuti che hanno escluso ogni traccia della leucemia sorta in lui per portarlo inesorabilmente alla morte) è ben conosciuta dai fedeli delle apparizioni, perché costituisce la conferma della veridicità delle stesse (purtroppo elusa con la sottrazione delle cartelle cliniche stranamente smarrite e mai concesse ai parenti).
Tuttavia nessuno dei fedeli, finora, ha mai posto l’attenzione sulla mano di Adelaide che per molte notti ha preso la mano di don Ettore fermandosi a pregare in ginocchio accanto al suo letto d’ospedale, fino a quell’ultima notte di lotta contro il male, conclusa con una vittoria straordinaria.
Ma ora, grazie alla preziosa testimonianza dell’infermiere dell’ospedale oncologico dov’è morta Adelaide,
possiamo fermare l’attenzione sulla mano di Adelaide morente, che l’infermiere ha preso nella sua, proprio come Adelaide aveva tenuto la mano di don Ettore morente.
L’infermiere di certo non poteva sapere che la mano di Adelaide era colma di Grazia, e che la stessa morte di Adelaide sarebbe stata una Grazia, proprio come la guarigione di don Ettore, perché anch’essa ha confermato la veridicità delle apparizioni di Ghiaie.
Adelaide infatti, ha lasciato questa vita segnata dall’inesausto martirio predettole tanti anni prima dalla Madonna, scesa quella notte del 24 agosto, in quella stanza d’ospedale a prenderla per mano, come le aveva promesso.
- Pochi sanno quanto bene ha lasciato sulla terra la mano di Adelaide,
sempre più configurata a Cristo nel dolore, in obbedienza alla vocazione religiosa che la Madonna le aveva indicato (farsi suora Sacramentina) preannunciandole la salita al Calvario, quale mistica sposa del Divin Figlio, Che si è fatto uomo nel seno della santa Vergine per redimere l’umanità dal peccato e vincere la morte, mediante la morte in Croce.
- Ancor meno persone poi, sanno che la mano di Adelaide portava, invisibilmente, i segni del Cristo Crocifisso,
lasciati da Lui, quando ancor bambina, nel bosco sopra il villaggio, l’aveva presa per mano e condotta lungo la Via Crucis preparata da Candido con segni di croce sul tronco degli alberi, al termine della quale le aveva promesso che le avrebbe mostrato la sua Mamma.
- Ma poiché Adelaide vive ancora,
possiamo finalmente far conoscere a molti la santità di Adelaide e dire che la sua mano continua a operare il bene, per la Grazia del Signore, nonostante l’irriconoscenza, l’indifferenza, il rifiuto, il disprezzo, l’ostilità, le violenze e anche l’odio ricevuto.
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Si legga la guarigione di don Ettore in:
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La testimonianza dell’infermiere dell’ospedale oncologico si trova nella pagina di questo sito intitolata: “suor Adelaide”.
Per comprendere la relazione fra la Missione e il martirio di Adelaide, si consiglia di leggere la pagina “il martirio”.
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L’Amore di Adelaide
«Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina».
Questo ripeteva, Adelaide, con forza agli amici più vicini negli ultimi tempi della sua esistenza mentre si avviava con decisione verso la morte, scelta col dono della vita.
Era come se volesse lasciare in eredità se stessa nella luce di questa identità, per essere ricordata e compresa esclusivamente alla luce di questa identità, intesa come radice sempiterna della sua persona e della sua vita, della sua vocazione e del suo martirio.
Ma, comprenderla, non era facile,
anche perché lei stessa aveva celato molti eventi della sua esistenza – grazie ai quali si sarebbe capita questa sua affermazione – nella certezza che la Divina Provvidenza avrebbe permesso ad altri di ritrovarli, al tempo stabilito dalla stessa Divina Provvidenza.
Come è avvenuto recentemente grazie alla scoperta di un evento sorprendente, mai rivelato e sempre nascosto, ma determinante per comprendere: sia la vocazione religiosa di Adelaide che il significato delle apparizioni di Ghiaie.
Questo evento riguarda la malattia di Adelaide emersa al tempo della guarigione di don Ettore Bonaldi.
Lo riassumiamo così.
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Nello stesso reparto d’ospedale in cui Adelaide, infermiera caposala, si era presa tanta cura di don Ettore, affetto da leucemia mieloide acuta, una malattia infausta la costringe a passare dalla condizione di infermiera a quella di paziente.
E’ tanto sfiancata, dalla malattia, da dover lasciare il lavoro e coricarsi in un letto del reparto.
Il suo stato d’infermità, molto grave, presto viene confermato dagli esami del sangue che rivelano una preoccupante diminuzione di piastrine, e infine dalla diagnosi dell’ematologa dottoressa Pellò.
Il referto clinico della dottoressa non lascia scampo:
Adelaide è affetta da leucemia mieloide acuta e sembra proprio non ci sia nulla da fare.
I medici combattono, ma, inesorabilmente, gli effetti della malattia infausta si aggravano.
Giorno dopo giorno, crisi ripetute conducono Adelaide a una condizione sempre più preoccupante, e una notte le sue condizioni si fanno disperate: la piastrinopenia peggiora in modo irreversibile, tanto che i medici, col passar delle ore, temono emorragie del sistema nervoso centrale.
Adelaide è in immediato pericolo di vita.
C’è solo da sperare che reagisca con tutte le sue forze al franamento.
Per questo, al mattino, la dottoressa Pellò, giunta in reparto dal Pronto Soccorso, e il giovane medico del reparto – lo stesso che, con Adelaide, aveva tenuto la mano di don Ettore – si affiancano ai due lati del letto di Adelaide prendendo le sue mani nelle loro mani.
E Adelaide sente, in quelle mani amiche che la trattengono, quanto è importante che viva ancora, e per quell’amore, tutto umano, resiste, perché così vuole anche la Madonna.
Come abbiamo raccontato in altra riflessione, solo molti anni dopo, sul letto di un altro ospedale, di nuovo in fin di vita, con le sue mani in altre mani, Adelaide chiederà di non esser trattenuta perché, giunta la sua ora, doveva dare le sue mani alla Madonna scesa in quella stanza d’ospedale per condurla finalmente in Cielo come le aveva promesso.
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Questa storia tanto sofferta, desta davvero una profonda commozione,
dalla quale tuttavia, per comprenderla bene nella sua grande importanza occorre distanziarci, almeno per un breve momento, e porre qualche domanda in apparenza impertinente.
Guidati dalla semplice ragione, e senza remore, ci si chiede:
perché Adelaide sì è spesa così tanto per la guarigione di don Ettore fino al punto da offrire tutta se stessa? Non c’erano forse tante altre persone bisognose da aiutare, visto che don Ettore morendo sarebbe stato accolto in Cielo, traguardo desiderato fin dalla sua ordinazione sacerdotale?
Per rispondere a questa domanda, è necessario:
- innanzitutto ricordare la frase che Adelaide ripeteva con forza agli amici più vicini negli ultimi tempi della sua esistenza mentre si avviava con decisione verso la morte, ovvero: «Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina»
- e di conseguenza comprendere che in don Ettore sacerdote, Adelaide vedeva Cristo sofferente, poiché ogni sacerdote è figura di Cristo, e che, quale suora Sacramentina, desiderava partecipare alla sofferenza di don Ettore alter Christus, come vittima espiatoria, testimoniando così la vocazione religiosa alla quale la santa Vergine l’aveva esortata: essere sua immagine quale Madre e Sposa del Divin Figlio Crocifisso.
Solo in questa luce è possibile altresì capire che l’’incontro fra don Ettore e Adelaide, in quella corsia d’ospedale, è predisposto dal Cielo perché, nella Fede in Cristo, ognuno possa vedere:
- in don Ettore e Adelaide uniti nel dolore, la perfetta coppia eucaristica,
- e nel loro accordo, segretamene taciuto, il vero e più profondo significato delle apparizioni di Ghiaie, sempre annunciate dal volo di due colombi bianchi.
Questo mirabile incontro, finora mai svelato, costituisce oggi la fulgida prova che
Adelaide, pur scacciata con violenza dal convento, è sempre rimasta, nello spirito, suora Sacramentina, e che, come suora Sacramentina ha sempre testimoniato col martirio il vero Amore pagando con la vita,
perché la Grazia di Cristo è donata a caro prezzo.
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Al fine di comprendere ancor meglio questo mirabile evento, determinante per il riconoscimento delle apparizioni di Ghiaie, necessita, a questo punto, porre un’altra domanda, anch’essa in apparenza impertinente.
E ci chiediamo:
perché Adelaide ha voluto e ottenuto che, nonostante le condizioni molto gravi, don Ettore fosse portato al luogo delle apparizioni di Ghiaie, dove inginocchiata accanto a lui, prima di pregare il rosario, lo ha esortato a rivolgersi alla santa Vergine con queste semplici parole: “Se sei veramente apparsa, ascolta la mia preghiera”?
Per chi conosce i messaggi rivolti dalla santa Vergine alla Chiesa attraverso Adelaide, la risposta è immediata.
E’ sufficiente ricordare la solenne dichiarazione della santa Vergine nell’ultima apparizione del 31 maggio:
«desidero presto il mio trionfo. Prega per il Papa e digli che faccia presto perché voglio essere premurosa per tutti in questo luogo. Qualunque cosa mi si chiederà lo intercederò presso mio Figlio»
La dichiarazione della santa Vergine consente chiaramente di capire che
la Grazia accordata a don Ettore grazie al sacrificio di Adelaide, avrebbe favorito il riconoscimento delle apparizioni da parte della Chiesa e alle Ghiaie sarebbe affluita una moltitudine di sofferenti nel corpo e nello spirito a chiedere la Grazia della guarigione, come don Ettore, e segnare così il trionfo della santa Vergine.
Che ancora si attende.
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Da ultimo occorre ricordare che don Ettore sacerdote salesiano è stato condotto al luogo delle apparizioni il 24 maggio, dedicato a Maria Ausiliatrice, perché la Regina della famiglia e della Chiesa possa essere invocata anche con questo titolo.
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Suora per sempre

Nella precedente riflessione dal titolo “l’Amore di Adelaide”
abbiamo rivelato che
in don Ettore morente, Adelaide vedeva Cristo sofferente, poiché ogni sacerdote è figura di Cristo,
e che,
quale suora Sacramentina, desiderava partecipare alla sofferenza di don Ettore, alter Christus, come vittima espiatoria, testimoniando così la vocazione religiosa alla quale la santa Vergine l’aveva esortata nell’apparizione del 14 maggio: essere sua immagine quale Madre e Sposa del Divin Figlio Crocifisso.
Inoltre, grazie a questa premessa, abbiamo visto:
in don Ettore e Adelaide uniti nel dolore di Cristo, la perfetta coppia eucaristica.
Scoperta che possiamo ancor meglio comprendere soffermandoci, brevemente, sul momento estremo della vita di don Ettore, ovvero sulla sua morte, avvenuta 36 anni dopo la guarigione, il 24 luglio 2002;
che brevemente raccontiamo.
*
Gravemente malato, ai primi di luglio dell’anno 2002, don Ettore viene ricoverato nel reparto di chirurgia dell’Ospedale di Clusone. Nei giorni successivi si aggravano le sue condizioni, e il 21 luglio perde conoscenza.
Quel giorno è assistito dal nipote Adalberto e dalla moglie, che hanno dato il cambio a Italo, fratello di don Ettore.
E’ domenica sera. Tutto è silenzio nella stanza, ma a un tratto, come uscendo da un sonno profondo, don Ettore inizia a salmodiare.
Stupiti, Adalberto e la moglie si mettono in ascolto, ma non capiscono le parole che lo zio pronuncia. E’ una lingua che non conoscono. Lo spirito di don Ettore sembra vivere come in un’altra dimensione.
In quel momento, accanto a loro, giunge un salesiano, don Camillo Giordani, amico di don Ettore.
Adalberto e la moglie chiedono subito a lui cosa accade allo zio.
La risposta li lascia allibiti:
«Canta Messa in Aramaico!»
E’ uno squarcio di luce abbagliante che conduce tutti i presenti in Terra Santa, dove don Ettore vive, con Cristo, le sue ultime ore, per morire, con Lui.
E dirà Messa fino all’ultimo respiro.
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Questo racconto ci permette di comprendere
che don Ettore, unito a Cristo nell’anima con tutta la sua persona, ha partecipato interiormente alla Passione di Cristo per tutta la vita, in una Messa ininterrotta, fino all’ultimo istante.
Come non vedere allora,
in don Ettore agonizzante sul letto del reparto del Policlinico, il sacerdote che, unito a Cristo sale il Calvario per morire con Cristo, e in Adelaide orante accanto a lui, la religiosa, unita alla santa Vergine Addolorata, che sale il Calvario per soffrire e morire con il Divin Figlio Sposo!
Certo, non appartiene a questo mondo tale visione,
ma con la mente illuminata dalla Fede, nella certezza che il santo Sacrificio di Cristo ha un valore infinito e si rinnova oltre il tempo e lo spazio,
ognuno può riattualizzare quel momento
e vedere, ancora, in don Ettore e suor Adelaide la coppia eucaristica che, a quel capezzale d’ospedale, offre il santo Sacrificio del Calvario, potendo vivere con loro quella santa Messa.
E così comprendere che:
la guarigione di don Ettore, non è da considerarsi semplicemente un evento prodigioso,
- ma un frutto della Grazia ottenuta da Cristo col suo santo Sacrificio, al quale don Ettore ha partecipato, in persona Christi, unito a suor Adelaide, figura della santa Vergine Addolorata.
E di conseguenza
- contemplare il letto d’ospedale trasfigurato in un altare e l’ospedale in una chiesa.
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La qual cosa non deve stupire.
Perché, come sappiamo (si veda la pagina “Al principio” di questo sito)
fin da bambina Adelaide aveva imparato a riconoscere Cristo nel sacerdote; in particolare partecipando alle Messe celebrate nel bosco da Candido coi bambini martiri mandati dal Cielo e col fanciullo Gesù, sentendo nel cuore d’essere nata per essere suora;
vocazione confermata il 14 maggio dalla santa Vergine, che ha unito, quale mediatrice della Divina Sapienza, Adelaide e Candido nella stessa Missione Eucaristica, eleggendo Candido sacerdote per sempre tutto di Dio, e Adelaide suora per sempre tutta di Dio.
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Occorre altresì ricordare:
- che, nella Fede in Cristo, la guarigione di don Ettore non è un evento passato,
- e che ancor oggi – soprattutto oggi – si rinnova, a ricordare quale era e quale è la Missione affidata alla Chiesa di Cristo, dalla Divina Sapienza, per mezzo della santa Vergine, apparsa ad Adelaide, nel piccolo villaggio di Ghiaie, come Regina della famiglia e della Chiesa.
Ovvero:
- ricondurre l’umanità, divisa dal peccato e dalla guerra, all’Amore di Dio, e unirla nell’Unità e nella Pace, a formare una sola famiglia e una sola Chiesa, PER ESSERE UNA SOLA COSA, nel santo Sacrificio di Cristo celebrato in tutto l’universo.
Grande Missione, per quale, la santa Vergine ha impresso su Adelaide
il SIGILLO DI DIO CON IL BACIO EUCARISTICO
mandato il 29maggio (giorno seguente a Pentecoste, solennità in cui nasce la Chiesa, figura del nostro tempo) dalle sue labbra con l’indice e il pollice uniti – ponendo poi, il 31 maggio, le sua labbra purissime sulla fronte di Adelaide.
SIGILLO INDELEBILE – che rimane in eterno – perché le parole e le azioni dell’uomo non potranno mai cancellarlo,
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Per comprendere l’origine della vocazione di Adelaide si legga
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La Fede di Adelaide

...si era solo limitata a dire che per lei la Fede era una parte fondamentale della sua vita.
Così scrive l’infermiere dell’Ospedale oncologico che ha seguito Adelaide fino al trapasso da questa vita, lasciandoci, in un successivo passaggio della sua testimonianza, essenziale e oggettiva, una preziosa memoria:
Ricordo che durante le domande di rito mi aveva parlato della sua grande Fede e della vicinanza alla Vergine Maria e queste rappresentavano le sue certezze che le davano la forza di andare avanti ed affrontare il suo fine vita.
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Grazie a questo ricordo, inconsapevolmente, l’infermiere permette,
innanzitutto,
di capire che Adelaide ha affrontato le sofferenze della vita con lo spirito alimentato da due certezze strettamente connesse fra loro : la Fede e la vicinanza alla Vergine Maria, vivendo la propria Fede alla luce della Fede della santa Vergine.
Inoltre,
permette di comprendere che Adelaide si è disposta ad abbracciare la morte con un ultimo atto di Fede,
nel quale possiamo riconoscere il compimento di tutti gli atti di Fede, con cui, sempre unita alla santa Vergine, ha vissuto tutti i passaggi della sua esistenza sulla terra, a iniziare dal primo atto di Fede,
pronunciato da Adelaide in obbedienza alla divina disposizione indicatale dalla santa Vergine nella seconda apparizione della stessa santa Vergine, nel maggio del 1944, Tempo di Pasqua e tempo di guerra, in un prato del suo piccolo villaggio.
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Quel giorno,
14 maggio 1944,
rivelando la volontà di Dio su di lei, la santa Vergine le aveva detto :
«Tra il quattordicesimo e quindicesimo anno ti farai suora Sacramentina».
Parole che Adelaide, ancor bambina, aveva accolto con fiduciosa semplicità, rassicurata dalla voce dolcissima della santa Vergine e dalla sua bellezza, senza poter comprendere
la dolorosa e grandiosa Missione espressa in quel comando;
che in lei si chiarirà, in pienezza, solo allorquando,
dopo incessanti vessazioni di un Inquisizione atroce, inferte in una penosa segregazione, conclusa con la preconfezionata condanna al termine di un processo iniquo, seguito da un’altra lunga segregazione forzata,
finalmente liberata dalla continua oppressione, sarà accettata come postulante al convento di Bergamo, ed entrerà come novizia nella famiglia delle suore Sacramentine.
Quel giorno,
11 luglio 1953,
alla cerimonia di vestizione, ritrovandosi stesa per terra, nel cerchio delle suore del convento di Lavagna in attesa delle parole della Madre: entrate dunque nella nostra famiglia! siate la benvenuta fra noi,
Adelaide sentirà echeggiare nell’anima le parole pronunciate dall’Angelo alla santa Vergine il giorno dell’Annunciazione:
- «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». (Lc. 1, 30 – 31)
che rischiareranno, di fulgida Luce Divina, la Missione d’Amore indicatale, otto anni prima, con le parole della santa Vergine:
- «Tra il quattordicesimo e quindicesimo anno ti farai suora Sacramentina»
e in quella Luce Divina, rinnoverà con tutto il cuore l’atto di Fede pronunciato in tutta semplicità da bambina, prendendo piena consapevolezza che, da quel giorno,
- in lei, suora Sacramentina, come nelle caste vergini consacrate alla vita religiosa, si sarebbe misticamente rinnovato il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio nel seno della Vergine Maria,
- per essere condotta, dalla santa Vergine, lungo la via della Croce, fino al Calvario, quale madre e sposa del suo Divin Figlio, nella partecipazione, in unità con la santa Vergine, all’opera della Redenzione dell’umanità peccatrice,
- approdando alla fine, con il Divin Figlio e Sposo, alla Luce della Resurrezione, condotta in Cielo, nella gloria della Santissima Trinità, dalla santa Vergine, come la stessa santa Vergine le aveva promesso, dopo averle indicato il volere di Dio su di lei.
*
Purtroppo, però, com’è tristemente noto, dopo pochi mesi, i suoi persecutori, nemici delle apparizioni della santa Vergine, in accordo con la santa Sede, con un colpo di mano, la strapperanno di prepotenza dal convento come fosse una delinquente, facendola precipitare in un nero abisso mortale,
dal quale non sarebbe più riemersa, straziata da un atroce dolore, che nessuno avrebbe mai potuto condividere – perché nessuno avrebbe potuto capire che strappandole l’abito le avevano sradicato la Vita Nascente dal cuore,
se nel fondo più buio dell’anima, la voce tanto cara della Madre di Dio non l’avesse richiamata in vita, a rinnovare l’atto di Fede pronunciato da bambina;
che, da quel giorno Adelaide confermerà, per tutto il resto della sua esistenza sulla terra, in una incessante offerta della vita ai peccatori e ai bisognosi, per amore di Dio, fino all’ora della morte, vissuta in un ultimo atto di Fede nell’ultimo dono della vita.
*
La vita di Adelaide la si comprende solo in questa Luce Divina,
come un continuo atto di Fede e di Amore in Dio, pronunciato in un continuo martirio, nell’offerta della vita, al fine di ottemperare alla Missione affidatale, per divina disposizione, dalla santa Vergine:
rinnovare incessantemente nell’anima il Mistero dell’Incarnazione, per partecipare, in unità con Cristo Eucarestia, all’Opera della Redenzione, e alla nascita della Chiesa, alla quale ricondurre le anime pentite, a formare, nell’Amore di Dio, una sola Famiglia.
Missione d’Amore alla quale Adelaide ha tenuto fede, con l’anima rivolta costantemente a Dio, disponibile sempre ad adempiere il Volere di Dio, nella certezza che tutti i passaggi della sua vita erano scritti nel progetto di Dio su di lei, fin dal Principio, per questa stessa Missione d’Amore,
come il lavoro d’infermiera, condotto con grande professionalità, sempre sorretta dalla Fede, nel totale nascondimento, segnato, come sappiamo, dall’offerta della vita per la guarigione di don Ettore Bonaldi;
e poi il matrimonio, passaggio ultimo della Missione a lei affidata, concluso con l’ultimo dono della vita alla persona a lei più cara;
che Adelaide ha accettato con l’anima pura, costantemente immersa nell’anima della santa Vergine, consegnando a Dio, nell’incomprensione di molti, tutta se stessa in un continuo atto di Fede, per lasciare a Dio di svelarne la ragione provvidenziale, desiderosa soltanto di portare ovunque
l’Amore e la Pace di Cristo,
divenendo così, inconsapevolmente:
«segno di contraddizione, per la rovina e la salvezza di molti» (Lc,2, 34)
Tutta la vita di Adelaide si può dunque comprendere alla luce di questa Missione d’Amore, collocata provvidenzialmente nel passaggio pasquale in cui Cristo ha posto la Missione stessa della Chiesa in cui rifulge la Missione della santa Vergine.
Per questo, ogni atto di Fede in Dio, Adelaide l’ha accompagnato con le parole pronunciate dalla santa Vergine al momento dell’Incarnazione, e da lei ripetute in tutta la vita nascosta fino al Calvario:
- «che mi avvenga secondo la tua parola».
ponendosi di fronte a Dio, ad imitazione della santa Vergine, come:
- «l’ancella del Signore» (Lc. 1, 38)
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Il mese precedente alla sua morte, Adelaide aveva confidato a un religioso, suo amico, che il suo tanto sospirato trapasso sarebbe avvenuto dopo la morte incipiente di una persona da lui conosciuta; com’è accaduto, nelle modalità che Adelaide gli aveva descritto, a testimonianza che tutta la sua esistenza doveva essere compresa solo alla luce del Disegno di Dio su di lei, e da lei accettato con continui atti di Fede in Dio.
Adelaide aveva usato proprio quelle parole: sospirato trapasso, per far comprendere l’anelito a lungo sospirato di ricongiungersi alla santa Vergine, che chiamava Mamma, e a Gesù, che chiamava Fratello.
Per questo, l’infermiere dell’ospedale oncologico, senza saper nulla di Adelaide, scrive:
Ricordo bene quel momento perché ho in mente il grande imbarazzo che ho provato, nel non sapere cosa dire, nel non sapere cosa fare, nel tentare di nascondere i miei occhi lucidi pieni di commozione, nel non riuscire a trovare le parole di conforto che usualmente utilizziamo con i pazienti terminali, perché Adelaide pur essendo terminale era Lei che stava confortando me e mi diceva “Stai tranquillo, non devi dirmi nulla! Stai facendo un buon lavoro, non devi dire o fare altro, io sono tranquilla!
Ricordo commovente e prezioso, che permette altresì
- di riconoscere, ancor più chiaramente, nell’ultimo atto di Fede di Adelaide, il suo primo atto di Fede,
- e capire che Adelaide è morta come suora Sacramentina, portata in Cielo dalla santa Vergine con l’abito che i suoi persecutori le avevano strappato, ma non avrebbero mai potuto distruggere, perché confezionato con la Luce, dagli angeli, per volontà di Dio.
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La maternità di Adelaide

La storia di Adelaide, come le apparizioni della santa Vergine a Ghiaie, può essere compresa solo alla luce del Disegno Eterno della Divina Provvidenza su di lei e sul suo piccolo villaggio.
Per questo, è necessario evitare assolutamente valutazioni storicistiche e giudizi espressi in base alla fredda “norma”, sulla quale il potere giustifica i propri atti violenti d’ordine, e condanna pubblicamente le vittime designate esponendole alla gogna,
come hanno fatto i persecutori di Adelaide, membri della Chiesa, che,
dopo averla violentemente inquisita, suppliziata, segregata, processata, condannata, stracciandole con brutalità l’abito di novizia perché non facesse la professione, e aver imposto poi a tutte le madri di tutti i conventi di rifiutarla,
hanno voluto indicare, da ultimo, anche nel suo matrimonio, da loro peraltro favorito, la prova finale della negazione delle apparizioni.
Accecati da una bieca concezione materialistica, costoro non hanno potuto riconoscere il Disegno di Dio su Adelaide,
che si è completato proprio nel suo matrimonio,
grazie al quale
- si è manifestata la santità di Adelaide, nell’espressione più grande e bella della donna, a immagine della santa Vergine: la Maternità,
- e realizzato compiutamente il messaggio delle apparizioni.
*
Per capire il Disegno di Dio su Adelaide
occorre tornare un’altra volta alle tre predizioni comunicate ad Adelaide, dalla santa Vergine, il 14 maggio:
- tra il quattordicesimo e quindicesimo anno ti farai suora Sacramentina,
- soffrirai molto,
- ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso.
nelle quali, predizioni, possiamo distinguere tre passaggi molto chiari della Missione pensata fin dal Principio dalla Divina Sapienza per Adelaide:
- concepire Cristo nell’anima e divenire sua madre, come Maria,
- salire con Cristo il Calvario e, nel martirio, estendere la maternità all’umanità, partecipando, come Maria e con Maria, alla Redenzione,
- essere condotta in Cielo da Maria avendo compiuto la Missione.
Inoltre,
per capire ancor meglio il Disegno di Dio su Adelaide,
distinguendo in questi tre passaggi
- l’azione di Dio, nel primo e nel terzo,
- dall’azione violenta dell’uomo, nel secondo (limitato all’espressione: “soffrirai molto”),
possiamo chiaramente comprendere che:
la persecuzione perpetrata contro Adelaide, fino alla sua esclusione violenta dalla vita religiosa, è stata permessa da Dio
perché Adelaide completasse nel matrimonio la Missione religiosa ricevuta attraverso la santa Vergine, e vivesse la maternità fisica unita alla maternità spirituale,
divenendo così
immagine compiuta della santa Vergine – Madre del Verbo di Dio nello spirito e nel corpo – per essere corredentrice – come la santa Vergine Madre di Dio e dell’umanità.
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Il disegno di Dio su Adelaide lo si vede ancor più compiutamente, riconoscendo:
- innanzitutto le creature partorite da Adelaide come fratelli in Cristo partorito nel suo spirito di religiosa Sacramentina,
- e poi, in quelle creature, riconoscere noi stessi, che formiamo, con loro, come fratelli in Cristo, una stessa famiglia, un solo Corpo,
- e di conseguenza, in Adelaide, immagine di Maria Madre di Cristo, la nostra madre nello spirito.
Verità semplice e lampante, grazie alla quale possiamo altresì capire che,
rimanendo religiosa nello spirito, Adelaide ha elevato il matrimonio, quale eccelso divino Sacramento, alla sublime Grazia per cui Dio lo ha istituito.
Ella infatti,
vivendo la vita quotidiana al servizio della propria famiglia in una continua preghiera e offerta della vita per le sue creature e per la salvezza delle anime dei peccatori,
ha esteso la maternità divenendo, anche, madre delle anime generate in Cristo e con Cristo alla vita divina, come l’aveva supplicata la santa Vergine nelle apparizioni con ripetute esortazioni e accorati dolorosi ammonimenti.
La storia di Adelaide la si comprende, dunque, solo riconoscendo la Missione affidatale da Dio, attraverso la santa Vergine, di elevare la Maternità al sublime livello di Grazia nell’Opera di generare le anime a Dio.
Disegno provvidenziale che ha permesso ad Adelaide
- di vivere la propria maternità nella maternità di Maria,
- e poterla estendere, per Grazia di Dio, a tutti coloro che grazie al suo martirio – unito al martirio di Cristo e della santa Vergine Corredentrice – sono rinati all’Amore di Cristo e condotti a far parte della Sua Sacra Famiglia.
Per questo, proprio nel matrimonio, inteso nel suo profondo significato di Grazia, Adelaide ha realizzato compiutamente il messaggio delle apparizioni.
Com’è noto infatti,
le apparizioni di Ghiaie si aprono con il volo di una coppia di colombi bianchi, immagine della nuzialità,
Realtà d’Amore Eterna presente e viva nel Santo Sacramento dell’Eucarestia, istituito da Cristo con il suo santo Sacrificio, per unire l’uomo a Dio come una cosa sola, come gli sposi, come Cristo e la Chiesa.
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Qualche mese prima del suo sospirato trapasso, a un religioso, suo amico, la “piccola martire” ha confidato che nella Luce delle apparizioni la santa Vergine le aveva mostrato la moltitudine dei volti dei peccatori salvati dal suo martirio,
al quale era stata destinata da Cristo stesso fin da quando, ancor bambina, Cristo Fanciullo l’aveva accompagnata per mano lungo la Via della Croce, nel bosco sopra il villaggio, conducendola poi nel prato a coglier fiori, figura delle anime che Adelaide avrebbe donato a Lui, grazie al suo martirio.
(si veda la pagina “Al principio” in questo sito).
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L’anima e la Missione di Adelaide

Iniziamo questa riflessione rammentando, un’altra volta, l’affermazione che Adelaide ripeteva, con forza, agli amici più vicini negli ultimi tempi della sua esistenza sulla terra mentre si avviava con decisione verso la morte, scelta col dono della vita:
- «Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina».
E’ un’affermazione assai importante, anzi determinante, perché solo accettandola in questa luce Adelaide permette di avvicinarla, conoscere la sua storia, e così accedere alla sua anima,
nella quale è iscritta da sempre la vocazione religiosa e la Missione a lei indicata dalla santa Vergine per conto della Divina Sapienza.
E a questo fine aggiungiamo che, per far comprendere il fine della sua vocazione religiosa, agli amici più vicini Adelaide, diceva anche
- di aver sempre desiderato d’essere suora per portare e far crescere l’Amore di Dio nei cuori delle consorelle come voleva la santa Vergine,
rivelando poi, che:
- in obbedienza alla santa Vergine, avrebbe dovuto affiancare, come suora Sacramentina, il santo Padre, per riportare l’Eucarestia al centro della Chiesa e aiutare la Missione Eucaristica della Chiesa nel mondo.
la quale rivelazione
consente di affermare che le apparizioni di Ghiaie non devono essere confinate al luogo e al territorio dove la santa Vergine si è manifestata nel maggio dell’anno 1944,
ma considerate come
un evento soprannaturale deciso da Dio santa Trinità, per la Chiesa Universale, chiamata a portare l’Amore Eucaristico nel mondo, dalla santa Sede di Roma,
come ha fatto ben capire Adelaide dicendo al pittore Galizzi – impegnato a rappresentare in una pala d’altare l’immagine della santa Vergine apparsa a Pentecoste – che il manto verde della santa Vergine si estendeva fino a Roma,
soprattutto com’é ben esplicitato dal “desiderio” espresso dalla santa Vergine nell’apparizione di Pentecoste:
«al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il Papa avrà meno da soffrire»
nel quale risuona chiaramente il “comandamento” espresso da Gesù all’Ultima Cena coi suoi discepoli, il giovedì santo, giorno in cui la Chiesacelebra l’istituzione dell’Eucaristia:
«che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv. 13, 34-35).
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Per comprendere meglio questa grande Missione rivelata da Adelaide occorre:
- dapprima ricordare – nella seconda apparizione del 14 maggio – l’esortazione rivolta ad Adelaide dalla santa Vergine a farsi suora Sacramentina,
nella quale esortazione, si riconosce chiaramente l’inizio del “mandato” della Missione affidata dalla santa Vergine ad Adelaide per volontà della santa Trinità, perché Adelaide concepisse, misticamente, il VERBO EUCARISTICO nell’anima, quale immagine della santa Vergine.
- e riconoscere poi la conferma della stessa Missione nel bacio Eucaristico inviato ad Adelaide, dalla santa Vergine – nell’apparizione del 29 maggio – con l’indice e il pollice uniti sulle labbra,
grazie al quale Adelaide riceve il dono dello SPIRITO SANTO effuso nella sua anima, col “respiro” dell’anima della santa Vergine, perché si rinnovi in lei, misticamente, l’Incarnazione del VERBO EUCARISTICO e possa così attuare e sostenere la grande Missione Eucaristica per cui è stata prescelta e dovrà compiere come suora Sacramentina.
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Ancor più compiutamente, la Missione rivelata da Adelaide, la possiamo riconoscere
- nella prima Comunione ricevuta da lei il 28 maggio, solennità di Pentecoste e giorno della decima apparizione, la più significativa del ciclo epifanico, perché, proprio in quell’apparizione Adelaide – con l’abito della prima Comunione e il Signore nell’anima – offre, come piccola suora Sacramentina, un mazzo di fiori alla santa Vergine,
simbolo delle anime che saranno ricondotte, attraverso le sue mani immacolate, all’Amore di Gesù Eucarestia, unite come fratelli in una stessa famiglia, come la santa Vergine dice nel messaggio di quel giorno (al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli), ricordando il comando del Signore all’Ultima Cena.
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Purtroppo questa Missione (su cui torneremo a riflettere) com’è noto è stata distrutta.
Stracciandole l’abito e deportandola brutalmente oltre le mura del convento impedendole poi, in ogni modo, di tornare, i persecutori di Adelaide, nemici delle apparizioni della santa Vergine l’hanno fatta precipitare in un nero abisso mortale.
Ma, per Grazia di Dio, in questa notte oscura, l’anima di Adelaide si è illuminata sempre più della Sapienza della Croce, presente nella sua anima fin da bambina,
grazie alla quale continuerà, nel silenzio e nel nascondimento, fino alla morte, la Missione a lei affidata, dalla santa Vergine, come suora Sacramentina, con l’anima sempre unita all’anima della santa Vergine in una continua adorazione, e nell’adempimento dei voti da religiosa:
- totalmente obbediente alla Divina Volontà
- nell’estrema povertà,
- e con l’animo perfettamente casto,
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PS: con il mondo affondato sempre più in una guerra devastante, oggi si può comprendere, costernati, quale sciagura ha procurato l’aver impedito la Missione Eucaristica affidata dalla santa Vergine ad Adelaide per la Chiesa; che, tuttavia, per Grazia di Dio può ancora ritrovarla in Adelaide, perché Adelaide è ancora viva con Cristo Vivo in mezzo a noi.
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La preghiera di Adelaide

Una chiara conferma dell’affermazione che Adelaide ripeterà negli ultimi anni della sua vita, ovvero:
«Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina»,
si rinviene nella lettera del 24 luglio 1986 a Madre Alipia (Superiora delle suore Sacramentine del convento di Lavagna).
Così scriveva Adelaide in quella lettera:
Non ho mai dimenticato il periodo trascorso nel nostro istituto (mi permetto di chiamarlo così) perché io mi sono sempre sentita parte delle Sacramentine anche se le molteplici vicissitudini mi hanno tenuta lontana. Non ho mai cessato di amare la Congregazione.
In quella stessa lettera, confessando di sentirsi confusa nel ricordo degli avvenimenti del periodo del Postulandato e del Noviziato, Adelaide chiedeva, alla Madre Alipia, di poter avere una piccola cronaca per conoscere e rivivere a distanza quel periodo,
che ho sempre giudicato il migliore della mia vita, dopo le apparizioni,
scriveva ancora.
E a questo scopo così continuava:
Forse allora non conoscevo nemmeno bene cosa mi succedeva attorno perché voi con tanto amore materno cercavate di nascondermi il più possibile per farmi meno soffrire,
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Quel periodo era stato infatti, molto difficile e burrascoso per la Congregazione Sacramentina, a causa dell’avversione furiosa di membri della Curia di Bergamo, accordati all’Inquisitore,
soprattutto nei confronti della Madre Elisa Grisa Superiora Generale, che,
nonostante la sentenza di condanna del Tribunale Ecclesiastico del 1947, aveva accolto Adelaide continuando a difenderne strenuamente l’idoneità alla vita religiosa “per la bontà e la virtù di cui ha dato lunga prova”,
costretta alla fine a subire con grande dolore l’oltraggio della svestizione e della deportazione di Adelaide, fino a perdere la vita, ferita mortalmente al cuore da quello strappo brutale.
Per Adelaide invece, quel periodo era stato, come lei stessa afferma, il migliore della sua vita dopo le apparizioni.
Finalmente felice dopo tanti tormenti, protetta dalla Madre Elisa e dalla Madre Alipia, aveva potuto assaporare la vita tanto desiderata e gustare, con le sorelle nella vocazione, un’unione dolce, allegra, scambievole, confidente tranquilla.
Inginocchiata con loro dinnanzi a Gesù Eucarestia, coperta dal lungo velo bianco dell’adorazione, ogni giorno e ogni notte Adelaide raccoglieva nel cuore, coi propri cari, tutti quelli che l’avevano vessata, violentata, maltrattata, derisa, disprezzata, accusata, condannata, ai quali offriva tutto lo slancio dell’anima di cui era capace nella preghiera.
E al parroco don Cesare Vitali, il 26 settembre 1951, scriveva.
sapesse quanta gioia provai in questi giorni nel sentirmi finalmente a posto! Come si prega bene davanti a Gesù Sacramentato.
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Ma in cosa consisteva la gioia provata da Adelaide nella preghiera davanti a Gesù Sacramentato, nel “periodo migliore della sua vita dopo le apparizioni”?
O meglio, ci domandiamo:
cosa mai nascondeva Adelaide in quella gioia?
Per scoprirlo occorre:
- tornare alle apparizioni del maggio 1944, ricordando innanzitutto le parole, ormai tanto note, della santa Vergine ad Adelaide nella seconda apparizione del 14 maggio: «Tra il quattordicesimo e quindicesimo anno ti farai suora Sacramentina»,
- e, grazie a quelle parole, comprendere che, quel giorno, la santa Vergine ha voluto investirla della Sacra Missione di diventare sua immagine fedele, in quanto Madre del Verbo, da lei concepito proprio fra tra il 14° e il 15° anno (età nella quale le donne ebree si sposano e la santa.Vergine Immacolata, diviene Sposa dello Spirito Santo ricevendo nel suo seno il Verbo di Dio, Che scende dal Cielo per farsi uomo).
Ma ancor più comprendere che, con quelle parole, la santa Vergine
- le preannuncia la salita al Calvario con il Figlio, Che si è incarnato in Lei per soffrire, morire sulla Croce e così redimere l’umanità dal peccato.
Nella “gioia” vissuta da Adelaide nella preghiera davanti a Gesù Sacramentato, possiamo allora riconoscere, nella più grande afflizione del cuore, la “gioia” del Signore e della santa Vergine per la Salvezza dei peccatori, strappati alla morte dell’anima e alla dannazione eterna da tanto dolore.
E dire perciò, che
davanti a Gesù Sacramentato, unita alla santa Passione del Signore, Adelaide si offriva come Ostia per la Salvezza dei peccatori, che formava, con Cristo e in Cristo, la sua “gioia”,
predisponendosi così a compiere la Missione affidatale dalla stessa santa Vergine nelle apparizioni del maggio:
- pregare e offrirsi per l’umanità deturpata dal peccato,
- e condurla ad abbeverarsi al Purissimo Sangue del Verbo Immolato, unica Fonte di Salvezza e di Unità d’Amore.
Missione che condurrà per tutta la vita, in unità di spirito con le sorelle Sacramentine, che sentirà sempre vicine come scriverà a conclusione della lettera a Madre Alipia:
devo proprio dire che il vostro orante ricordo l’ho sempre sentito vicino. Unite nella preghiera e un presto arrivederci con immutato affetto.
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A MARGINE.
Questa riflessione permette di comprendere meglio il significato delle apparizioni di Ghiaie per quanto riguarda gli inviti reiterati della santa Vergine a pregare per i peccatori.
Ma non solo.
Essa riconduce la nostra attenzione, in particolare, al bacio eucaristico inviato ad Adelaide, dalla santa Vergine, nell’apparizione del 29 maggio, con l’indice e il pollice uniti sulle labbra,
grazie al quale Adelaide riceve il dono dello Spirito Santo effuso nella sua anima, col “respiro” dell’anima della santa Vergine.
Grande, immenso dono,
sul quale è molto importante soffermare di nuovo l’attenzione,
perché, grazie a quel dono, in Adelaide si rinnova misticamente l’Incarnazione del Verbo Eucaristico, affinché possa attuare
la grande Missione Eucaristica per cui è stata prescelta,
che si rivela, perciò, fin da quel giorno, come Missione della Chiesa, nata a Pentecoste col dono dello Spirito Santo.
E poiché, col dono dello Spirito Santo, Adelaide viene trasfigurata a immagine della Chiesa (che nella santa Vergine è invitata a riconoscere il proprio Modello Primo),
è doveroso ricordare che
molto male hanno fatto i sacerdoti responsabili del martirio di Adelaide,
- chiamati, comunque, ancora, a riconoscere in Adelaide, non solo l’immagine della santa Vergine Madre del Verbo Eucaristico, ma anche la portatrice del loro Ministero,
- e invitati, con questo spirito e questa consapevolezza, ad accostarsi ad Adelaide, che, adorante davanti a Gesù Sacramentato, vedeva:
il Signore salire il Calvario, sotto il peso della croce, con la corona di spine fissata sul capo, raggiunto dagli sputi della gente intorno che urlava con ferocia parole incomprensibili,
e poi, inchiodato alla croce, fra i due ladroni, piangere lacrime di sangue che colavano sul suo volto,
e altro sangue che scendeva da tutto il suo corpo piagato dalle frustate,
e ancora sangue dal costato aperto dal colpo di lancia del centurione piangente,
e infine la santa Madre, col manto marrone, inginocchiata sotto la croce, dinnanzi al Figlio Crocifisso, circondata da un mare di lebbrosi, giunti da ogni parte della terra per ricevere il sangue purissimo del Figlio e, grazie a quel purissimo Sangue, guarire.
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La Luce di Adelaide

Questa fotografia è tratta dal volume “La fede della gente a Bonate” (edizione 1988) di Ermenegilda Poli. Si trova a pg. 75. Sotto la foto si legge questo commento:
“Nel convento di Gandino Adelaide riceve la visita della sorellina Palmina e della sorella Caterina. Accanto alla suora si vede la madrina Annunciata a sinistra, e la signora Fiorina Bonomi di Fiorano, la quale era andata a Gandino per chiedere alla veggente:
«Mio marito è in guerra, tornerà?».
La piccola rispose: «Sì è stato ferito ma tornerà»
Invece alla madrina Annunciata, alla domanda: «E mio fratello Angelo in Russia, è vivo o morto?»
Adelaide rispose: «Non piangerlo, è morto, ma è in Paradiso» “
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Appare del tutto evidente quanto sia importante questo breve racconto.
Ermenegilda Poli dimostra che Adelaide non solo sapeva che il marito della signora Fiorina era stato ferito e che sarebbe tornato, ma sapeva anche dove si trovava l’anima del fratello della madrina Annunciata morto in Russia.
Ma non si spinge oltre.
Ermenegilda Poli non cerca di capire perché Adelaide possa vedere a distanza, superando le barriere dello spazio e del tempo, e vedere anche oltre questa vita. Si ferma alla nuda cronaca limitandosi a raccontare il momento in cui, nel convento di Gandino Adelaide riceve la visita della signora Fiorina Bonomi di Fiorano e della madrina Annunciata.
Le risposte di Adelaide sono riportate come espressioni di un normale colloquio. E si rimane sconcertati dal silenzio dell’autrice del libro. Ma pensando al contesto storico in cui quel libro è stato scritto, la decisione della maestra di Cene di non riflettere sulle risposte di Adelaide risulta comprensibile.
In quel tempo infatti (1987) pesava ancora l’infame giudizio del Tribunale Ecclesiastico di Bergamo che, calpestando ogni specie di diritto, aveva avvalorato l’iniquo studio dell’Inquisitore di Adelaide, che l’aveva accusata d’essere una piccola strega ingannata dal “cupo genio del male”.
E poi, in quegli anni, ancora non si era compreso appieno il significato delle apparizioni di Ghiaie,
in relazione alle quali, soltanto, è possibile capire la ragione del grande dono di Grazia concesso dal Cielo ad Adelaide, chiaramente evidenziato nel brano di Ermenegilda Poli.
Questo dono di Grazia è infatti comprensibile:
- alla luce del discorso sapienziale donato da Dio Santa Trinità con le apparizioni della santa Vergine a Ghiaie,
- e in particolare al rapporto di appartenenza stabilito dalla santa Vergine con la piccola Adelaide eletta a sua testimone, con la dichiarazione pronunciata dalla santa Vergine, ad Adelaide, nella dodicesima, e penultima, apparizione: «Cara bambina tu sei tutta mia».
Per tutta la vita Adelaide è vissuta nella Luce di Maria, che è la Luce di Cristo, scesa su di lei dall’Alto, il 13 maggio, primo giorno delle apparizioni.
E in questa LUCE Adelaide è approdata, col suo “sospirato trapasso”,
per continuare, in questa Luce, la Missione Eucaristica affidatale dalla santa Vergine, quale testimone della Chiesa, chiamata a unire, in Cristo Crocifisso e Risorto, i vivi e i morti, il Cielo e la terra.
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Nel tempo precedente al suo “sospirato trapasso”, a un caro amico, Adelaide confidava queste parole:
«La morte è LUCE, non devo aspettare di morire per vedere la LUCE, io la vedo da quando ero bimba» .