Riaffermando il nesso fra le apparizioni di Ghiaie e la liturgia pasquale, continuiamo nell’inesausto esame del ciclo epifanico di Ghiaie affinché se ne evidenzi l’autentico significato intrinseco.
E a tal fine richiamiamo i concetti espressi nella precedente riflessione, a proposito della prima apparizione del 13 maggio, nella quale la Madonna, mostrandosi come LA MADRE DEL VERBO, rende vivo e visibile il Grande Mistero dell’Incarnazione, e si pone come la PORTA D’INGRESSO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA.
Che, nella presente riflessione, possiamo varcare,
portandoci, dalla Santa Casa di Nazareth, dove la Madonna ha ricevuto il Verbo di Dio nel Suo Purissimo Seno, alla Mangiatoia di Betlemme, dove ha deposto il Suo Divin Figlio avvolgendoLo in fasce;
e da qui, lungo il cammino indicato nel Vangelo dell’Infanzia, entrando nel Tempio di Gerusalemme, dove la Madonna si è recata, insieme al castissimo sposo Giuseppe, col suo santo Bambino in braccio, per offrirlo al Signore,
ascoltare la voce di Simeone, che, preso il Bambino fra le braccia, benedicendo Dio, dapprima esclama:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da Te davanti a tutti i popoli, Luce per illuminare le genti e Gloria del tuo popolo Israele. Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori»;
e poi, rivolgendosi alla Madonna, aggiunge:
«E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Sono parole terribili, che, nell’udirle, ogni volta spezzano il cuore, ma proprio nell’eco di queste parole noi possiamo comprendere l’altrettanto terribile predizione ad Adelaide, annunciata dalla Madonna nella seconda apparizione del 14 maggio:
«soffrirai tanto e poi tanto».
In questa predizione risuona infatti, chiaramente, la profezia di Simeone, e, allo stesso tempo, si può riconoscere la scelta, da parte della Madonna, di elevare Adelaide a immagine fedele di Lei, chiamata ad essere misticamente Madre del Verbo, e a Consoffrire, per tutta la vita, con Lei, la Santa Passione del Divin Figlio, fino al Calvario, per la Redenzione degli uomini.
Come abbiamo rilevato in questo sito (al tasto: IL MARTIRIO)
indicando ad Adelaide un periodo preciso – tra il 14° e il 15° anno – nel quale diventare suora (lo stesso nel quale Ella ha concepito il Verbo), la Madonna investe Adelaide della Sacra Missione di compartecipare
- all’Incarnazione – Che si ripete misticamente nelle caste vergini consacrate alla vita religiosa,
- e alla Redenzione come sposa del Crocifisso, ricevendo per questo, come Lei, la spada nel cuore per tutta la vita.
A conclusione della presente riflessione, chiedendoci perché la Madonna, fin dalla seconda apparizione, chiama Adelaide al martirio, possiamo dire che in Adelaide la Madonna desidera La si riconosca secondo quanto la Chiesa afferma
ovvero come:
la Beata Vergine predestinata fino dall’eternità, all’interno del Disegno d’Incarnazione del Verbo, per essere la Madre di Dio,
e l’Alma Madre del divino Redentore, generosamente associata su questa terra, per disposizione della Divina Provvidenza, alla sua Opera a un Titolo assolutamente unico, quale umile Ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in Croce.
In Adelaide la Madonna desidera si ricordi che Cristo non l’ha associata solo nel mistero dell’Incarnazione, ma anche in quello della Redenzione. Poiché Ella cooperò in modo tutto speciale alla Sua opera di Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime
E dunque che non si può celebrare appieno il Mistero Pasquale di Cristo, senza ricordare in Esso anche la presenza attiva di Maria sua Madre.