Nelle riflessioni fin qui pubblicate
abbiamo principiato a dispiegare il DISCORSO SAPIENZIALE che la Madonna, quale Madre della Sapienza e Maestra di Sapienza, ha offerto alla Chiesa nelle apparizioni di Ghiaie, perché la Chiesa, ricordando la propria Eterna Radice e Missione Salvifica, possa riconoscersi pienamente in Lei.
E abbiamo altresì indicato in san Giuseppe l’unica gran porta d’ingresso attraverso la quale ogni fedele cristiano può accedere al Santuario del Cielo e partecipare a questo DISCORSO SAPIENZIALE, alla conoscenza del quale sono chiamati tutti i fedeli cristiani; innanzitutto i Sacerdoti e in particolare i Vescovi.
Ai quali riteniamo utile ricordare una illuminante considerazione di Joseph Ratzinger, a proposito di san Giuseppe, sovrintendente e custode di questo mirabile Divino Santuario.
Introducendo il Congresso Mariologico per i settecento anni della santa Casa di Loreto, 1995, a commento del Vangelo di Luca, nel solco tracciato dai Padri,
Joseph Ratzinger, afferma:
“san Giuseppe viene indicato tramite il bastone fiorito come sommo Sacerdote, come archetipo del Vescovo cristiano. Maria invece è la Chiesa Vivente. Su di lei viene lo Spirito Santo e così diventa il Nuovo Tempio. Giuseppe il giusto è presentato come amministratore dei misteri di Dio, come sovrintendente e custode del Santuario, Che è la Sposa e il Logos in Lei. Così egli diventa l’immagine del Vescovo al quale è affidata la Sposa; Essa non è a sua disposizione, ma sotto la sua protezione”.
Importantissima affermazione, che permette di ritrovare san Giuseppe in questa veste nel mirabile racconto dell’apparizione silenziosa del 21 maggio 1944.
In particolare nel momento cruciale in cui il cavallo – che aveva abbandonato la chiesa e aveva distrutto i gigli del giardino – vede Giuseppe, uscito incontro a lui per ricondurlo in chiesa.
Così scrive Adelaide:
“…Il cavallo, appena vide San Giuseppe, cercò di nascondersi vicino al muricciolo che serviva di cinta al campo dei gigli: qui si lasciò prendere con docilità, e, accompagnato da San Giuseppe ritornò in chiesa, ove s’inginocchiò e riprese la preghiera”.
E’ un racconto molto semplice, ma, come una parabola, colmo di tanti insegnamenti.
Il più importante dei quali emerge, fermando l’attenzione sul comportamento del cavallo (figura del peccatore) che, non appena vede san Giuseppe, cerca di nascondersi all’ombra del muricciolo di cinta del campo dei gigli;
proprio come hanno fatto i progenitori, che, dopo aver commesso il peccato hanno tentato di nascondersi da Dio.
Ma quale differenza fra quel primo terribile momento e quello descritto nel racconto di Adelaide!
Il cavallo (che simboleggia il peccatore) non è cacciato dal giardino come i progenitori, bensì, attraverso il giardino, che pure ha distrutto, viene ricondotto alla chiesa che ha lasciato.
La ragione di questa abissale differenza non può sfuggire:
con la Sua Santa Passione e Morte in Croce, Cristo Redentore ha vinto il peccato e riaperto il Giardino di Delizie, Che ha affidato alla Chiesa, alla quale il peccatore può tornare.
Mirabile Verità questa, che ci permette di capire perché il cavallo-peccatore può essere ricondotto alla chiesa che ha lasciato.
Ma cosa vede in san Giuseppe, il cavallo-peccatore? E per quale ragione si fa prendere e ammansire?
La risposta è assai semplice.
Il cavallo-peccatore vede trasparire, in san Giuseppe, il Santo Volto e la Divina persona di Gesù, il Verbo di Dio Che ha preso su di Sé i suoi peccati lavandoli col Suo Sangue sulla Croce.
Passaggio questo, determinante per intendere, non solo l’apparizione del 21 maggio, ma il cuore stesso del DISCORSO SAPIENZIALE offerto dal Cielo alla Chiesa con le apparizioni di Ghiaie.
A questo fine, onde intendere la perfetta somiglianza fra Giuseppe e Gesù riconosciuta dal cavallo-peccatore, occorre rammentare quanto afferma San Bernardo,
il quale scrive che
quando lo Spirito Santo formò il corpo, e creò l’Anima di Gesù, contemplò Giuseppe, affinchè l’uno e l’altro fossero perfettamente simili.
Mirabile Opera Divina – quella di formare Giuseppe perfettamente simile a Gesù, favorendo per Grazia le sue disposizioni virtuose e la sua scelta verginale –
Che permette al cavallo-peccatore di vedere in san Giuseppe il suo Redentore, e affidarsi a Lui,
lasciandosi ricondurre alla chiesa dove l’attendono Gesù e Maria,
ovvero al “Santuario di cui Giuseppe è custode, Che è la Sposa e il Logos in Lei” (come afferma Joseph Ratzinger).
Tanto abbagliante appare così, la gloria nella persona di Giuseppe, che lo stesso san Pietro (sposo della Chiesa in qualità di Vicario di Cristo) ha guardato, come modello supremo, san Giuseppe,
eletto dallo Spirito Santo a Suo Vicario, e sposo visibile in Sua vece della Sua Sposa, la Sempre Vergine Maria / affinchè servisse e custodisse fedelmente Lei e il Verbo di Dio, Redentore del mondo, in Lei concepito / il Quale onorerà Giuseppe, per tutta la vita trascorsa sulla terra, col nome di Padre, lo stesso con cui invocherà l’Eterno Padre.
Continueremo a riflettere su san Giuseppe, come emerge dal racconto della piccola Adelaide,
E, dopo averlo mostrato quale specchio fedele di Maria e di Gesù, lo vedremo, come Maestro di Sapienza, ammaestrare il peccatore nell’opera di conversione e ritorno alla chiesa.