Prima di addentrarci nella terza apparizione di lunedì 15 maggio, occorre fissare nella mente due capisaldi fondamentali per la comprensione del ciclo epifanico di Ghiaie:
- la stretta relazione fra lo stesso ciclo epifanico di Ghiaie e il tempo di Pasqua, di cui segue il tempo liturgico, in perfetta sintonia con le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste;
- la continuità di senso delle 13 apparizioni, legate da un chiaro nesso narrativo, a rammentare, una dopo l’altra, l’Opera della Redenzione. La Quale principia con il Grande mistero dell’Incarnazione, evidente nella prima apparizione del 13 maggio; e ripreso nell’ultima del 31 maggio, a confermare che la storia della Salvezza è fondata sull’Incarnazione del Verbo, Principio e Fine, Alfa (α) e Omega (ω).
Il Grande Mistero dell’Incarnazione, si evidenzia infatti nella prima apparizione del 13 maggio, nella quale la Madonna col Bambino Gesù fra le braccia si mostra come la Vergine Immacolata, Che, per opera dello Spirito santo, ha concepito il Verbo di Dio divenendone Madre. Così che in Lei si riconosca la PORTA D’INGRESSO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA.
Il Grande Mistero dell’Incarnazione, viene ripreso poi, nella seconda apparizione, nella quale, in Adelaide chiamata a concepire misticamente il Verbo di Dio e vivere una vita di sofferenza inesausta, la Madonna ricorda l’atroce dolore da Lei sofferto per tutta la vita fino alla morte in Croce del Divin Figlio, e la Missione affidata dal Divin Figlio a Lei, di completare, nella via della Croce, il disegno della Redenzione; al Quale sono chiamati tutti i Suoi figli, come Adelaide.
La partecipazione all’Opera della Redenzione, già presente nel Grande Mistero dell’Incarnazione, si evidenzia ancor più nella terza apparizione, di lunedì 15 maggio, inizio della settimana dell’Ascensione.
Vediamo di scoprirlo nel diario di Adelaide.
Scrive l’eletta di Maria:
Gli occhi luminosi e azzurri di Gesù Bambino, in questa apparizione, attirarono la mia attenzione in modo particolare. Il vestito che lo copriva fino ai piedi era liscio a forma di camicia in color rosa, cosparso di stelline d’oro.
La Madonna vestiva un abito azzurro con un velo bianco lunghissimo che scendeva dalla testa. Piccole stelline formavano un’aureola attorno al volto della Madonna.
Come si può facilmente constatare, nella terza apparizione, rispetto alle prime due, la Madonna inverte i colori del velo e del vestito.
Nelle prime due apparizioni la Madonna si mostra infatti, col velo azzurro e l’abito bianco. Mentre nella terza e anche nella quarta apparizione, col velo bianco e l’abito azzurro.
Il perché lo si può subito intuire ricordando che l’abito della Madonna, come il velo nelle due prime apparizioni, ha lo stesso colore, azzurro, degli occhi di Gesù Bambino.
Questo passaggio dell’azzurro dal velo all’abito ci fa capire che nell’Incarnazione in Lei del Verbo di Dio, il Cielo L’ha dapprima rivestita con l’adombramento dello Spirito Santo, riempiendoLa poi (divinizzandoLa) con la Concezione Verginale del Verbo.
Il “Mirabile Scambio”, lo si riconosce perciò, facilmente nel colore rosa dell’abito di Gesù in relazione al colore azzurro della Madre.
Questi due colori ci fanno capire che:
il Verbo di Dio, sceso dal Cielo, si è rivestito della carne umana della Madre empiendoLa di Cielo.
Allo stesso modo si comprende il passaggio del colore bianco dall’abito della Madonna (nelle prime due apparizioni) al velo (nelle successive due apparizioni).
L’abito bianco con cui la Madonna si mostra nelle prime due apparizioni La raffigura come l’Immacolata, destinata, da sempre, a concepire il Verbo di Dio per Opera dello Spirito Santo.
Il velo bianco che riveste la Madonna nelle successive due apparizioni, fa di Lei la Sposa del Figlio, destinata a con-soffrire con Lui per tutta la vita fino alla morte in Croce del Figlio, e partecipare così all’Opera della Redenzione del Figlio stesso.
Verità questa, che ci ricorda che la carne assunta dal Verbo di Dio, è, fin dal Divino Concepimento, una carne dolente destinata al martirio e alla morte di Croce.
Verità, grazie alla quale, possiamo capire perché fin dalla terza apparizione l’abito di Gesù è cosparso di stelline d’oro. Ed anche perché altre stelline formano un’aureola attorno al volto della Madonna
Queste piccole luci sono figura dei piccoli martiri di tutti i tempi, destinati da sempre a partecipare, con il Verbo Incarnato – l’unico sostituto di tutti davanti a Dio – e insieme a Maria, Sua Madre e Sposa, all’Opera della Redenzione.
Nella terza e quarta apparizione si manifesta così, il grande tema innestato nel Grande Mistero dell’Incarnazione, che caratterizza il ciclo epifanico di Ghiaie. Ovvero: il dolore innocente nel quale si attua l’espiazione dei peccati per volontà di Dio Padre.