Molti temi spirituali scaturiscono dalla meditazione sulle apparizioni di Ghiaie; le quali appaiono sempre più come un grande tesoro sapienziale senza confini; evidenza, più di ogni altra prova, della veridicità soprannaturale delle stesse apparizioni.
Uno di questi temi, fondamentale per la comprensione del ciclo epifanico di Ghiaie, appare, come già detto, il dolore innocente, il cui significato, nel tempo si è perso, perché occultato, anche in ambito teologico ed ecclesiastico, in favore di un falso e vago sentimento di compassione per gl’innocenti che soffrono, destinato a sfociare nella resa all’assurdo, con la conseguenza di un oblio della Redenzione operata da Cristo con la Santa Passione e Morte sulla Croce, e una pericolosa dissipazione dell’Opera di salvezza delle anime, alla quale è chiamato, a imitazione di Cristo Crocifisso, ogni membro della Chiesa.
Purtroppo, si va ormai affermando il sentimento ben espresso da Ivan Karamazov nel suo noto colloquio col fratello Alëša a proposito del dolore dei bambini:
«La solidarietà fra gli uomini nel peccato la capisco, capisco la solidarietà nella giusta punizione, ma con i bambini non ci può essere solidarietà nel peccato, e se è vero che essi devono condividere la responsabilità di tutti i misfatti compiuti dai loro padri, allora io dico che una tale verità non è di questo mondo e io non la capisco» (F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, parte II – libro V).
In opposizione a questo sentire pernicioso – che conduce all’ateismo e, ancor peggio alla rivolta a Dio fomentata dalla gnosi – nelle apparizioni di Ghiaie la Madonna riafferma la verità cristiana sul dolore innocente.
Rispondendo a una richiesta di Adelaide, che, nella terza apparizione, Le chiede: «Molti mi hanno raccomandato di far guarire i loro figli», la Madonna, con estrema nettezza, così risponde:
«Dì loro che se vogliono i figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati»
Asserzione recisa, che la Madonna conferma nella quarta apparizione, ponendo una stretta relazione fra il dolore innocente e i peccati dei genitori, in particolare delle mamme.
«Tante mamme hanno i bambini disgraziati per i loro peccati gravi; non facciano più peccati e i loro bimbi guariranno», afferma l’Immacolata Sempre Vergine Maria, Madre Sposa del Verbo Divino, aggiungendo, a queste parole tanto chiare, l’esortazione a pregare e far pregare i bambini in favore dei peccatori:
«Prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bimbi»
Come porci dunque, oltre Ivan Karamazov, dinnanzi a queste affermazioni tanto ferme (purtroppo usate strumentalmente da certi improvvisati commentatori, laici e religiosi, responsabili dell’immiserimento dell’evento soprannaturale di Ghiaie)?
E come scorgere in esse il significato stesso delle apparizioni?
Innanzitutto, occorre vedere nel dolore innocente le conseguenze del proprio peccato.
E, poi, in una profonda contrizione dell’anima – dinnanzi a Gesù Crocifisso Che riassume ogni dolore innocente causato dal peccato – riconoscere nel dolore innocente, una Grazia del Cielo offerta per la salvezza della propria anima.
Nelle affermazioni recise della Madonna, il cristiano è invitato a ritrovare la verità (ormai trascurata, e quasi nascosta) del grande tema della “sostituzione”, secondo cui Dio può scegliere un innocente e lasciarlo soffrire al posto del colpevole senza aspettare la sua offerta o il suo assenso (facendo ad esempio ricadere i peccati dei padri sui figli); e che non è necessario che il sofferente capisca, o si chieda, il senso della sofferenza, poiché “l’unico la cui collaborazione non è eliminabile, quando deve attuarsi la sostituzione, è il Giudice”, Che opera sempre per il bene delle anime.
(Si veda a questo proprosito: Edith Stein, Possibilità della mediazione nell’opera della salvezza, in “Natura, persona, mistica”, Citta Nuova, pg 81).
Più semplicemente: il cristiano è invitato a riconoscere, nel dolore dei bambini, la Santa Passione del Divino Bambino Gesù, e, attraverso Lui, la volontà del Padre, Giusto Giudice Misericordioso, il Quale, mediante il dolore innocente, chiama i peccatori al ritorno al vero Amore testimoniato dal Figlio, Che, in obbedienza al Padre, è sceso dal Cielo e, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della sempre Vergine Maria, e si è fatto uomo, per redimere l’umanità dal peccato morendo sulla Croce, insieme a Lei, divenendo così unico sostituto di tutti davanti al Padre.
Le frasi della Madonna conducono perciò, il pensiero, al Grande Mistero dell’Incarnazione su Cui si fonda l’Opera della Redenzione; alla partecipazione della Quale sono chiamati tutti i figli di Dio, ciascuno singolarmente responsabile della salvezza propria e altrui, e dunque alla “sostituzione” nei confronti dell’altro, nella penitenza, e nell’atto libero della preghiera, quale opera massimamente gradita a Dio, come la preghiera pura dei bambini raccomandata dalla Madonna.
(Edith Stein, Possibilità della mediazione nell’opera della salvezza, in “Natura, persona, mistica”, Citta Nuova, pg 78,79, 83).
In conclusione possiamo affermare che
le parole della Madonna (quali Parole di Sapienza Divina) richiamano ciascun cristiano alla penitenza per lenire, con la rinuncia al peccato (secondo le promesse battesimali), le sofferenze degli innocenti; in particolare richiamano le madri per il privilegio accordato loro dalla Divina Provvidenza nell’intima relazione con la prole fin dal concepimento.
Per quanto riguarda poi l’espressione “certi peccati”, la Madonna si riferisce al cedimento dell’anima alle passioni della carne, o del corpo, che producono l’allontanamento dell’anima dalla volontà di Dio, con conseguente distruzione dell’innocenza e della purezza, e diffusione di inimicizie, conflitti, catastrofi naturali e guerre, alle quali la Madonna oppone sempre la penitenza quale mezzo per acquisire la pace.
«Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà fra due mesi, altrimenti in poco meno di due anni»
Monito severo e continuo alla penitenza, attraverso il quale la Madonna vuol ricordare la verità della Croce di Cristo quale unica Via di Pace, come farà a Pentecoste con le note solenni parole: «Al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli».
Prima di concludere corre l’obbligo di aggiungere che il dolore innocente deve condurre ogni uomo a pensare alla propria morte, ovvero al momento del trapasso da questa vita, affinché si prepari e vi giunga lontano dal peccato e in Grazia di Dio, così da non soffrire la separazione necessaria dal corpo e dal mondo.
(A questo proposito si rammenta che nello stesso giorno di Pentecoste, prima di esprimere il proprio grande desiderio di Pace e Fratellanza – evidenziando l’accordo in Cristo fra la morte, la pace e la vita eterna – la Madonna dirà ad Adelaide: «Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio cuore perché non pensano alla morte»).
Questi argomenti saranno oggetto di altre riflessioni.
Per il momento suggeriamo la lettura degli scritti di santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo (in particolare: il biglietto di professione e l’atto di offerta all’Amore Misericordioso) con l’invito a fermare il pensiero sulla sua morte dolorosa e atroce vissuta come olocausto per i peccatori, e dunque in sostituzione dei peccatori.
PS: Altre riflessioni presenti in questo sito, inerenti al tema trattato:
- La forza vitale, e il “peccato del corpo”. L’insegnamento sapienziale nell’apparizione del 21 maggio.
- San Giuseppe, sapienza dell’anima, chiamata a edificarsi come chiesa di Dio.